Francois VI de La Rochefoucauld - aforismi e citazioni. Francois VI de La Rochefoucauld - aforismi, citazioni, detti Nel mondo dei pensieri saggi, una dichiarazione di francois larochefoucauld

Francesco VI de La Rochefoucauld. (Esattamente La Rochefoucauld, ma un'ortografia continua si è radicata nella tradizione russa.); (Francese François VI, duc de La Rochefoucauld, 15 settembre 1613, Parigi - 17 marzo 1680, Parigi), il duca de La Rochefoucauld è un famoso moralista francese che apparteneva alla famiglia meridionale francese di La Rochefoucauld e nella sua giovinezza (fino 1650) portava il titolo di principe di Marsillac. Il pronipote di quel François de La Rochefoucauld ucciso la notte di S. Bartolomeo.

La Rochefoucauld è un antico nome di famiglia aristocratica. Questa famiglia risale all'XI secolo, da Foucault I Senor de Laroche, i cui discendenti vivono ancora nel castello di famiglia di La Rochefoucauld vicino ad Angoulême.

François è stato allevato a corte e fin dalla sua giovinezza è stato coinvolto in vari intrighi di corte. Avendo ereditato dal padre il suo odio per il cardinale, Richelieu fu spesso in feudo con il duca, e solo dopo la morte di quest'ultimo iniziò a svolgere un ruolo di primo piano a corte. Durante la sua vita, La Rochefoucauld fu autore di molti intrighi. Sono stati attratti nel 1962 dalle "massime" (affermazioni azzeccate e spiritose) - La Rochefoucauld ha iniziato a lavorare alla sua collezione "Maxim". "Maxims" (Maximes) - una raccolta di aforismi che costituiscono un codice integrale della filosofia quotidiana.

Gli amici di La Rochefoucauld hanno contribuito alla pubblicazione della prima edizione di Maxim, inviando uno dei manoscritti dell'autore in Olanda nel 1664, facendo infuriare François.
Sui contemporanei i "Maxims" hanno lasciato un'impressione indelebile: alcuni li trovavano cinici, altri eccellenti.

Nel 1679, l'Accademia francese offrì a La Rochefoucault di diventare membro, ma lui rifiutò, probabilmente considerando che il nobile non era degno di essere uno scrittore.
Nonostante una brillante carriera, la maggior parte considerava La Rochefoucauld un eccentrico e un fallimento.

Francois de La Rochefoucauld
Riflessioni su vari argomenti
Tradotto da E.L. Linetskaya
1. SUL VERO
La vera proprietà di un oggetto, fenomeno o persona non è diminuita confrontandola con un'altra vera proprietà, e non importa quanto diversi oggetti, fenomeni o persone differiscano l'uno dall'altro, il vero in uno non è diminuito dal vero nell'altro. Per qualsiasi differenza di significato e luminosità, sono sempre ugualmente vere, perché questa proprietà è invariabile sia in grande che in piccolo. L'arte della guerra è più significativa, nobile, brillante che poetica, ma un poeta può essere paragonato a un capo militare, così come un pittore a un legislatore, se sono veramente chi affermano di essere.
Due persone possono essere non solo diverse, ma anche direttamente opposte in natura, come, ad esempio, Scipione (1) e Annibale (2) o Fabio Massimo (3) e Marcello (4), tuttavia, poiché le loro proprietà sono vere, stanno confronto e non diminuiscono. Alessandro (5) e Cesare (6) regalano regni, la vedova dona un centesimo; per quanto diversi possano essere i loro doni, ciascuno di loro è veramente e ugualmente generoso, poiché dona in proporzione a ciò che possiede.
Questa persona ha diverse vere proprietà, ne ha solo una; il primo è forse più notevole, poiché differisce nelle proprietà che il secondo non ha, ma ciò in cui entrambi sono veri è ugualmente notevole in entrambi. Epaminonda (7) fu un grande condottiero, un buon cittadino, un famoso filosofo; è degno di maggior onore di Virgilio, (8) poiché vi sono in lui qualità più vere; ma come eccellente generale non è più grande di Virgilio come eccellente poeta, perché il genio militare di Epaminonda è vero quanto il genio poetico di Virgilio. La crudeltà del ragazzo, condannato a morte dal console per aver cavato gli occhi a un corvo, (9) è meno evidente della crudeltà di Filippo II, (10) che uccise il proprio figlio, e, forse, è meno gravato da altri vizi; tuttavia, la crudeltà mostrata alla creatura muta è alla pari con la crudeltà di uno dei sovrani più crudeli, poiché diversi gradi di crudeltà hanno fondamentalmente un'uguale verità di questa proprietà.
Non importa quanto siano diverse le dimensioni dei castelli di Chantilly (11) e Liancourt, (12) ognuno di loro è bello a modo suo, quindi Chantilly con tutte le sue varie bellezze non mette in ombra Liancourt, e Liancourt - Chantilly; le bellezze di Chantilly si addicono alla grandezza del Principe di Condé, e le bellezze di Liancourt si addicono a un normale nobile, nonostante il fatto che entrambe siano vere. Succede, tuttavia, che le donne con una bellezza brillante, ma priva di correttezza, eclissino le loro rivali veramente belle. Il fatto è che il gusto, che fa da giudice della bellezza femminile, è facilmente suscettibile di pregiudizio, e inoltre la bellezza delle donne più belle è soggetta a mutamenti istantanei. Tuttavia, se meno belle e oscurano le bellezze perfette, allora solo per un breve periodo: solo le peculiarità dell'illuminazione e dell'umore hanno offuscato la vera bellezza dei lineamenti e dei colori, rendendo chiaro ciò che è attraente in uno e nascondendo il veramente bello in un altro.
2. SUL RAPPORTO DI AMICHEVOLE
Quando parlo di amicizia qui, non intendo amicizia: sono molto diverse, anche se hanno alcune caratteristiche comuni. L'amicizia è più alta e degna, e il merito delle relazioni amichevoli è che sono almeno un po' come lei.
Quindi, considererò ora solo quelle relazioni che dovrebbero esistere tra tutte le persone perbene. Non c'è bisogno di dimostrare che l'affetto reciproco è essenziale per la società: tutti si sforzano e gravitano verso di essa, ma pochi veramente cercano di alimentarla e prolungarla.
Una persona cerca benefici e piaceri mondani a spese dei suoi vicini. Preferisce se stesso agli altri e quasi sempre gli fa sentire questo, violando e persino rovinando i buoni rapporti che vorrebbe mantenere con loro. Dovremmo almeno nascondere abilmente l'attaccamento a noi stessi, poiché è inerente a noi dalla nascita ed è impossibile liberarsene completamente. Rallegriamoci della gioia di qualcun altro, rispettiamo e risparmiamo l'orgoglio di qualcun altro.
In questa difficile materia, la mente ci aiuterà molto, ma da sola non affronterà il ruolo di guida su tutti i percorsi lungo i quali dobbiamo percorrere. Il legame che si crea tra menti dello stesso genere sarà solo la garanzia di forti relazioni amichevoli, se rafforzate e sostenute dal buon senso, dall'equità di spirito e dalla cortesia, senza le quali la reciproca benevolenza è impossibile.
Se a volte capita che persone opposte di mente e di spirito siano vicine, allora la spiegazione di ciò va cercata in considerazioni esterne e, di conseguenza, di breve durata. A volte capita di fare amicizia con persone che ci sono inferiori per nascita o per dignità; in questo caso, non dobbiamo abusare dei nostri vantaggi, parlarne spesso, o anche semplicemente citarli per scopi diversi dalla mera notifica. Convinceremo i nostri amici che abbiamo bisogno della loro guida e, facendo loro notare, saremo guidati solo dalla ragione, proteggendo il più possibile i sentimenti e le aspirazioni degli altri.
In modo che le relazioni amichevoli non diventino un peso, che tutti mantengano la loro libertà, che le persone non si incontrino affatto o si incontrino per un desiderio comune, si divertano insieme o addirittura si annoino insieme. Tra loro, nulla dovrebbe cambiare anche quando si separano. Dovrebbero abituarsi ad andare d'accordo l'uno senza l'altro, in modo che gli incontri a volte non si trasformino in un peso: dobbiamo ricordare che molto probabilmente chi è convinto che nessuno possa annoiarsi con lui rischia di annoiare i suoi vicini. È consigliabile occuparsi dell'intrattenimento di coloro con i quali si vogliono mantenere buoni rapporti, ma questa preoccupazione non può essere trasformata in un peso.
Non ci può essere amicizia senza servitù reciproco, ma non deve essere eccessiva, non deve diventare schiavitù. Che, almeno in apparenza, sia volontario, in modo che i nostri amici credano che, piacendo loro, piacciamo anche a noi stessi.
Devi perdonare con tutto il cuore i tuoi amici per i loro difetti, se sono inerenti alla natura stessa e sono piccoli rispetto ai meriti. Non solo non dovremmo giudicare questi difetti, ma dovremmo anche notarli. Proviamo a comportarci in modo tale che le persone stesse vedano le loro cattive qualità e, dopo essersi corrette, le considerino un loro merito.
La cortesia è un prerequisito nei rapporti tra persone perbene: insegna loro a capire le battute, a non indignarsi o oltraggiare gli altri con un tono troppo duro o arrogante, che spesso compare in chi difende ardentemente la propria opinione.
Queste relazioni non possono esistere senza una certa fiducia reciproca: le persone dovrebbero avere quell'espressione di calma misura, che dissipa immediatamente la paura di sentire da loro parole avventate.
È difficile conquistare l'affetto per qualcuno che è sempre intelligente in un modo: una persona con una mente limitata si annoia rapidamente. Non è importante che le persone seguano lo stesso percorso o possiedano gli stessi talenti, ma che siano tutti piacevoli nella comunicazione e rispettino rigorosamente l'armonia come voci e strumenti diversi quando eseguono un brano musicale.
È improbabile che più persone abbiano le stesse aspirazioni, ma è necessario che queste aspirazioni almeno non si contraddicano.
Dobbiamo soddisfare i desideri dei nostri amici, cercare di fornire loro servizi, proteggerli dal dolore, instillare che se non siamo in grado di allontanare da loro la sfortuna, almeno la condividiamo con loro, dissipare impercettibilmente il dolore, senza cercare per scacciarlo all'istante, occupare la loro attenzione con oggetti piacevoli o divertenti. Puoi parlare di ciò che li riguarda da soli, ma solo con il loro consenso, e anche allora senza dimenticare i confini di ciò che è consentito. A volte è più nobile e anche più umano non scavare troppo a fondo nei luoghi segreti del proprio cuore: a volte è spiacevole per le persone mostrare tutto ciò che vedono lì, ma è ancora più spiacevole per loro quando gli estranei scoprono ciò che loro stessi non hanno ancora correttamente discernuto. Innanzitutto, lascia che le buone relazioni aiutino le persone per bene a sentirsi a proprio agio e suggeriscano molti argomenti per conversazioni sincere.
Pochi sono così prudenti e accomodanti da non rifiutare altri consigli pratici su come comportarsi con i propri amici. Accettiamo di ascoltare solo quelle edificazioni che ci piacciono, perché evitiamo la sfacciata verità.
Guardando gli oggetti, non ci avviciniamo mai ad essi; non dobbiamo avvicinarci ai nostri amici. Gli Ayudi vogliono essere visti da una certa distanza, e di solito hanno ragione, non vogliono essere visti troppo chiaramente: tutti noi, con poche eccezioni, abbiamo paura di apparire davanti ai nostri vicini come siamo realmente.
3. SUL MODO DI MANTENERE SE STESSI E SUL COMPORTAMENTO
Il modo di comportarsi dovrebbe essere sempre in sintonia con l'aspetto della persona e le sue inclinazioni naturali: perdiamo molto appropriandoci di un modo che ci è estraneo.
Lascia che ognuno cerchi di imparare quale tipo di comportamento gli si addice di più, aderisca strettamente a questo comportamento e, al meglio delle sue capacità, lo migliori.
Per la maggior parte, i bambini sono così carini perché non si discostano dalla loro natura in nulla, perché non conoscono ancora altri comportamenti e altri comportamenti da comportare, oltre a quelli inerenti a loro. Da adulti li cambiano e questo rovina tutto: sembra loro che dovrebbero imitare chi li circonda, ma la loro imitazione è inetta, porta il marchio dell'incertezza e della falsità. I loro modi, così come i loro sentimenti, sono mutevoli, poiché queste persone cercano di apparire diverse da ciò che sono realmente, invece di diventare ciò che vogliono apparire.
Ognuno desidera non essere se stesso, ma qualcun altro, desidera appropriarsi di un aspetto estraneo a lui e di una mente inappropriata, prendendoli in prestito da chiunque. Le persone fanno esperimenti su se stesse, senza rendersi conto che ciò che è appropriato per uno non lo è affatto per un altro, che non esistono regole generali di comportamento e che le copie sono sempre cattive.
Certo, due persone possono comportarsi in molti modi allo stesso modo, per nulla imitandosi, se entrambi seguono la loro natura, ma questo è un caso raro: alle persone piace imitare, spesso imitano, senza accorgersene, e abbandonano il loro proprietà per la proprietà di qualcun altro andando a loro, di regola, a loro danno.
Non voglio dire che dovremmo accontentarci di ciò che la natura ci ha assegnato, non abbiamo il diritto di seguire esempi e assimilare qualità utili e necessarie, ma non peculiari a noi fin dalla nascita. Le arti e le scienze adornano quasi tutte le persone capaci; benevolenza e cortesia al volto di tutti; ma anche queste proprietà acquisite devono essere combinate e armonizzate con le nostre qualità, solo allora si svilupperanno e miglioreranno impercettibilmente.
A volte raggiungiamo una posizione o una dignità troppo alta per noi, spesso intraprendiamo un mestiere per il quale la natura non ci ha destinati. Sia questa dignità che questo mestiere meritano un comportamento che non è sempre simile al nostro comportamento naturale. Le circostanze mutevoli spesso cambiano il nostro comportamento e assumiamo una grandezza che sembra forzata se viene enfatizzata eccessivamente e contraddice il nostro aspetto. Ciò che ci è dato dalla nascita e ciò che abbiamo acquisito deve essere fuso e unito in un tutto indissolubile.
È impossibile parlare con lo stesso tono e in maniera immutabile di cose diverse, così come è impossibile camminare con la stessa andatura in testa al reggimento e in cammino. Ma, cambiando il tono a seconda dell'argomento della conversazione, dobbiamo mantenere una completa disinvoltura, come dobbiamo mantenerla quando ci muoviamo in modi diversi, passeggiando pigramente o guidando un distacco.
Alcune persone non solo abbandonano prontamente il loro comportamento intrinseco per il bene di quello che considerano adatto alla posizione e al rango che hanno raggiunto, ma, solo sognando l'elevazione, iniziano a comportarsi in anticipo come se fossero già stati elevati. Quanti colonnelli si comportano da marescialli di Francia, quanti giudici si fingono cancellieri, quanti cittadini si comportano da duchesse!
Le persone spesso causano ostilità proprio perché non sanno come combinare contegno e comportamento con il loro aspetto, e tono e parole con pensieri e sentimenti. Violano la loro armonia con tratti per loro inusuali, alieni, peccano contro la loro stessa natura e si trasformano sempre di più. Pochi sono esenti da questo difetto e hanno un udito così sottile da non poter mai essere falso.
Molte persone con un discreto livello di merito sono comunque antipatiche, molte persone con molto meno merito sono apprezzate da tutti. Ciò è dovuto al fatto che alcuni imitano sempre qualcuno, mentre altri sono come sembrano. In breve, per uno qualsiasi dei nostri difetti e virtù naturali, siamo tanto più piacevoli con gli altri, quanto più il nostro aspetto e il tono, le maniere e i sentimenti concordano con il nostro aspetto e la nostra posizione nella società, e quanto più sgradevole, tanto maggiore è la discrepanza tra di loro .
4. INFORMAZIONI SULLA CONVERSAZIONE
Gli interlocutori piacevoli sono così rari perché le persone pensano non alle parole che ascoltano, ma a quelle che sono desiderose di pronunciare. Una persona che vuole essere ascoltata deve, a sua volta, ascoltare gli oratori, dare loro il tempo di esprimersi, mostrando pazienza, anche se parlano invano. Anziché, come spesso accade, subito contestarli e interromperli, è necessario, al contrario, impregnare del punto di vista e del gusto dell'interlocutore, dimostrare di averli apprezzati, avviare una conversazione su ciò che ci sta a cuore a lui, loda tutto nei suoi giudizi, degno di lode, e non con aria di condiscendenza, ma con tutta sincerità.
Dobbiamo evitare controversie su questioni irrilevanti, non abusare di domande che sono per lo più inutili, non mostrare mai che pensiamo di essere più intelligenti degli altri e fornire volontariamente agli altri una soluzione finale.
Si dovrebbe parlare in modo semplice, comprensibile e nella misura in cui la conoscenza e la disposizione degli ascoltatori lo consentono, senza costringerli ad approvare e nemmeno a rispondervi.
Così, dopo aver reso omaggio alla cortesia, possiamo esprimere la nostra opinione, non senza pregiudizi e caparbietà, sottolineando che cerchiamo conferme alle nostre opinioni da parte degli altri.
Ci ricorderemo di noi stessi il meno possibile e ci porremo come esempio. Cercheremo di capire a fondo quali sono gli attaccamenti e la capacità di capire dai nostri interlocutori, e poi ci schiereremo dalla parte di chi non ha questa comprensione, aggiungendo i nostri pensieri ai suoi pensieri, ma così modestamente che crede che li abbiamo presi in prestito da lui.
Colui che non esaurisce l'argomento della conversazione stessa agisce con prudenza e consente agli altri di pensare e dire qualcos'altro.
In nessun caso dovresti parlare in un tono istruttivo e usare parole ed espressioni troppo alte per l'argomento della conversazione. Puoi aderire alla tua opinione, se è ragionevole, ma, pur rimanendo con essa, non feriremo i sentimenti degli altri né ci indigneremo per i discorsi degli altri.
Saremo su una strada pericolosa se cerchiamo costantemente di controllare il flusso della conversazione o se parliamo troppo spesso della stessa cosa. Dovremmo riprendere qualsiasi conversazione che piaccia ai nostri interlocutori, senza trasformarla in un argomento di cui aneliamo a parlare.
Ricordiamo con fermezza che, per quanto meriti una persona possa essere, in nessun modo ogni conversazione, anche superbamente intelligente e degna, può animarla; con ciascuno dovrebbe parlare di argomenti a lui vicini e solo quando è opportuno.
Ma se dici una parola tra l'altro - grande arte, tra l'altro tacere - l'arte è ancora più grande. Il silenzio eloquente può talvolta esprimere sia l'accordo che la disapprovazione; c'è un silenzio beffardo, c'è anche un silenzio rispettoso.
Infine, ci sono sfumature nelle espressioni facciali, nei gesti, nelle abitudini, che spesso rendono la conversazione piacevole e sofisticata, oppure la rendono noiosa e insopportabile. Pochi sanno come usare queste sfumature. Anche le stesse persone che insegnano le regole della conversazione a volte commettono errori. Secondo me, la più sicura di queste regole - se necessario, cambiane qualcuna, è meglio parlare casualmente che pomposamente, ascoltare, tacere e non costringerti mai a parlare.
5. SULL'onestà
Sebbene la sincerità e la franchezza abbiano molto in comune, ci sono ancora molte differenze tra loro.
La sincerità è sincerità, che ci mostra ciò che realmente siamo, è amore per la verità, avversione all'ipocrisia, sete di pentirci delle nostre mancanze, così che, ammettendole onestamente, le corregga così parzialmente.
La franchezza non ci dà quella libertà; la sua struttura è più ristretta, richiede più moderazione e cautela, e non sempre abbiamo il potere di disporne. Non si tratta solo di noi, i nostri interessi sono solitamente strettamente intrecciati con gli interessi di altre persone, quindi la franchezza dovrebbe essere straordinariamente prudente, altrimenti, tradendoci, tradirà anche i nostri amici, aumentando il valore di ciò che diamo, sacrificando loro beneficio.
La franchezza è sempre gradita a colui a cui è rivolta: è un tributo che rendiamo alle sue virtù, un bene che affidiamo alla sua onestà, un pegno che gli dà diritti su di noi, un vincolo che volontariamente imponiamo a noi stessi .
Non ho bisogno di essere inteso come se stessi cercando di sradicare la franchezza che è così necessaria nella società, perché ogni affetto umano, ogni amicizia si basa su di esso. Sto solo cercando di porre dei limiti a lei in modo che non violi le regole della decenza e della fedeltà. Voglio che la franchezza sia sempre schietta e allo stesso tempo prudente, in modo che non soccomba alla codardia o all'interesse personale. So bene quanto sia difficile stabilire confini precisi entro i quali possiamo accettare la franchezza dei nostri amici e, a nostra volta, essere franchi con loro.
Il più delle volte, le persone si abbandonano alla franchezza per vanità, per incapacità di tacere, per desiderio di acquisire fiducia e scambiarsi segreti. Accade così che una persona abbia tutte le ragioni per fidarsi di noi, ma noi non abbiamo tale ragione; in questi casi paghiamo mantenendo il suo segreto e cavandosela con confessioni di poco conto. In altri casi, sappiamo che una persona ci è incorruttibilmente fedele, che non ci nasconde nulla e che possiamo riversare le nostre anime a lui sia per scelta del nostro cuore che per pensiero sano. A tale persona dobbiamo affidare tutto ciò che riguarda solo noi; dovrebbe mostrare la nostra vera essenza - i nostri meriti non sono esagerati, così come gli svantaggi non sono sottovalutati; dovrebbe prendere come regola ferma non fargli mai mezze confessioni, perché mettono sempre in una posizione falsa chi le fa, non soddisfacendo minimamente chi ascolta. Le semiconfessioni distorcono ciò che si vuole nascondere, suscitano curiosità nell'interlocutore, giustificano il suo desiderio di saperne di più e gli slegano le mani rispetto a ciò che è già stato riconosciuto. È più saggio e più onesto non parlare affatto che sotto-parlare.
Se si tratta dei segreti che ci sono stati affidati, allora dobbiamo obbedire ad altre regole, e quanto più importanti sono questi segreti, tanto più ci viene richiesta discrezione e capacità di mantenere la parola data. Tutti saranno d'accordo sul fatto che il segreto di qualcun altro deve essere mantenuto, ma le opinioni possono divergere sulla natura del segreto stesso e sulla sua importanza. Molto spesso ci conformiamo al nostro giudizio su ciò di cui è lecito parlare e su cosa è necessario tacere. Ci sono pochi segreti al mondo che vengono mantenuti per sempre, perché la voce della scrupolosità, che chiede di non rivelare il segreto di qualcun altro, diventa silenziosa nel tempo.
A volte siamo legati dall'amicizia con persone i cui buoni sentimenti per noi sono già stati sperimentati; erano sempre franchi con noi e li pagavamo lo stesso. Queste persone conoscono le nostre abitudini e connessioni, hanno studiato tutte le nostre abitudini così bene che notano il minimo cambiamento in noi. Potrebbero aver appreso da un'altra fonte che abbiamo giurato di non divulgare mai a nessuno, tuttavia, non è in nostro potere dire loro il segreto che ci è stato detto, anche se riguarda queste persone in una certa misura. Abbiamo fiducia in loro come in noi stessi, e ora ci troviamo di fronte a una scelta difficile: perdere la loro amicizia o infrangere una promessa. Inutile dire che non c'è prova di fedeltà alla parola più crudele di questa, ma non scuoterà una persona perbene: in questo caso, gli è permesso di preferire se stesso agli altri. Il suo primo dovere è quello di mantenere indistruttibili i beni altrui a lui affidati. È obbligato non solo a controllare le sue parole e la sua voce, ma anche a fare attenzione alle osservazioni avventate, è obbligato a non tradirsi, in modo che il suo linguaggio e l'espressione facciale non conducano gli altri sulle tracce di ciò su cui dovrebbe tacere .
Spesso è solo con l'aiuto di una straordinaria discrezione e fermezza di carattere che una persona riesce a resistere alla tirannia degli amici, che per la maggior parte credono di avere il diritto di invadere la nostra franchezza e sono desiderosi di imparare assolutamente tutto su di noi: un tale diritto esclusivo non dovrebbe essere concesso a nessuno. Ci sono riunioni e circostanze che non sono soggette alla loro supervisione; se cominciano a dargli la colpa, allora ascoltiamo umilmente i loro rimproveri e cerchiamo di giustificarci con calma davanti a loro, ma se continuano a fare affermazioni sbagliate, abbiamo una cosa da fare: sacrificare la loro amicizia in nome del dovere, facendo così una scelta tra i due mali inevitabili, perché uno di essi può ancora essere corretto, mentre l'altro è irreparabile.
6. SULL'AMORE E SUL MARE
Gli autori, che hanno assunto la descrizione dell'amore e dei suoi capricci, sono così diversi; frets paragonano questo sentimento al mare, che è molto difficile integrare i loro confronti con nuove caratteristiche: è già stato detto che l'amore e il mare sono volubili e traditori, che portano alle persone innumerevoli benefici, oltre che innumerevoli guai, che il viaggio più felice è tuttavia irto di terribili pericoli, che la minaccia di scogli e tempeste è grande, che il naufragio è possibile anche in porto. Ma, dopo aver elencato tutto ciò che si può sperare, e tutto ciò che si deve temere, questi autori, secondo me, hanno detto troppo poco sulla somiglianza dell'amore che a malapena cova, esausto, obsoleto con quelle lunghe calma, con quelle noiose pause che sono così frequenti nei mari equatoriali. La gente è stanca di un lungo viaggio, sogna la sua fine, ma sebbene la terra sia già visibile, non c'è ancora vento in poppa; il caldo e il freddo li tormentano, la malattia e la stanchezza li indeboliscono; cibo e acqua sono finiti o hanno un sapore sgradevole; alcuni cercano di pescare, anche di pescare, ma questa attività non porta né divertimento né cibo. Una persona è annoiata da tutto ciò che lo circonda, è immerso nei suoi pensieri, costantemente annoiato; vive ancora, ma a malincuore, brama i desideri per tirarlo fuori da questo languore doloroso, ma se gli nascono, allora sono deboli e inutili.
7. INFORMAZIONI SUGLI ESEMPI
Sebbene i buoni esempi siano molto diversi dai cattivi, tuttavia, se ci pensi, vedi che entrambi portano quasi sempre a conseguenze ugualmente tristi. Sono persino propenso a credere che le atrocità di Tiberio (1) e Nerone (2) ci allontanino dal vizio più di quanto le azioni più degne di grandi personaggi ci avvicinino alla virtù. Quante fanfare hanno generato il valore di Alessandro! Quanti delitti contro la patria furono seminati dalla gloria di Cesare! Quante virtù crudeli furono coltivate da Roma e da Sparta! Quanti filosofi odiosi creò Diogene, (3) ruffiani - Cicerone, (4) i fannulloni Pomponio Attico in piedi in disparte, (5) vendicatori assetati di sangue - Maria (6) e Silla, (7) golosi - Lucullo, (8) libertini - Alcibiade ( 9) e Antonio, (10) testardo - Catone (11). Questi grandi esempi hanno generato innumerevoli brutte copie. Le virtù rasentano i vizi, e gli esempi sono guide che spesso ci portano fuori strada, perché noi stessi siamo così inclini all'illusione che ricorriamo ugualmente ad esse sia per uscire dal sentiero della virtù, sia per seguirlo.
8. Dubbi di gelosia
Più una persona parla della sua gelosia, più tratti inaspettati rivela nell'atto che gli ha causato ansia. La circostanza più insignificante capovolge tutto, rivelando qualcosa di nuovo agli occhi dei gelosi. Ciò che, a quanto sembrava, era già completamente pensato e infuriato, ora sembra completamente diverso. Una persona cerca di formarsi un giudizio fermo su se stessa, ma non ci riesce: è in balia dei sentimenti che gli sono più contraddittori e poco chiari, allo stesso tempo brama sia l'amore che l'odio, ama odiare, odia amare, crede a tutto e dubita di tutto, si vergogna e disprezza di se stesso e per questo, che credeva, e poiché dubitava, cerca instancabilmente di prendere una decisione e non arriva a nulla.
I poeti dovrebbero paragonare una persona gelosa a Sisifo: (1) il lavoro di entrambi è infruttuoso e il percorso è difficile e pericoloso; la cima della montagna è già visibile, sta per raggiungerla, è pieno di speranza - ma tutto è vano: gli viene negata non solo la felicità di credere ciò che vuole, ma anche la felicità di essere finalmente convinto di ciò di cui è più terribile essere convinti; è in preda al dubbio eterno, raffigurando per lui alternativamente benedizioni e dolori, che rimangono immaginari.
9. SULL'AMORE E SULLA VITA
L'amore è come la vita in ogni cosa: sono entrambi soggetti agli stessi disturbi, agli stessi cambiamenti. Il tempo giovanile di entrambi è pieno di felicità e di speranza: ci rallegriamo della nostra giovinezza non meno dell'amore. Essendo in uno stato d'animo così roseo, cominciamo a desiderare altri benefici, già più solidi: non contenti del fatto che esistiamo nel mondo, vogliamo avanzare nel campo della vita, ci chiediamo come vincere un alto posizione e stabilirci in essa, cerchiamo di entrare nella fiducia dei ministri, di renderci loro utili e non sopportiamo quando altri pretendono ciò che ci piace. Tale competizione è sempre irta di molte preoccupazioni e dolori, ma il loro impatto è mitigato dalla piacevole consapevolezza che abbiamo raggiunto la buona fortuna: i nostri desideri sono soddisfatti e non abbiamo dubbi che saremo felici per sempre.
Tuttavia, molto spesso questa beatitudine finisce rapidamente e, in ogni caso, perde il fascino della novità: appena raggiunto ciò che vogliamo, iniziamo immediatamente a tendere a nuovi obiettivi, poiché ci abituiamo rapidamente a ciò che è diventato la nostra proprietà , e i benefici acquisiti non sembrano più così preziosi e allettanti. Cambiamo impercettibilmente, ciò che abbiamo ottenuto diventa parte di noi stessi e, sebbene la perdita di esso sarebbe un colpo crudele, il possesso di esso non porta la gioia di prima: ha perso la sua nitidezza e ora lo stiamo cercando non in qualcosa che recentemente è stato così ardentemente voluto, ma da qualche parte sul lato. Questa involontaria transitorietà è colpevole del tempo, che, senza chiedercelo, particella per particella assorbe sia la nostra vita che il nostro amore. Ogni ora, cancella impercettibilmente una linea di giovinezza e divertimento, distruggendo l'essenza stessa del loro fascino. Una persona diventa più calma e gli affari lo occupano non meno della passione; per non appassire, l'amore deve ora ricorrere a tutti i tipi di trucchi, il che significa che ha raggiunto l'età in cui la fine è già visibile. Ma nessuno degli innamorati vuole avvicinarlo con la forza, perché sul pendio dell'amore, così come sul pendio della vita, le persone non osano lasciare volontariamente i dolori che devono ancora sopportare: aver cessato di vivere per piacere , continuano a vivere per i dolori. Gelosia, sfiducia, paura di annoiarsi, paura di essere abbandonati - questi sentimenti dolorosi sono inevitabilmente associati all'affievolirsi dell'amore quanto la malattia - a una vita troppo lunga: una persona si sente viva solo perché soffre, ama - solo perché è sperimentando tutto il tormento dell'amore. Il sonnolento intorpidimento degli attaccamenti troppo lunghi finisce sempre con l'amarezza e il rimpianto che la connessione sia ancora forte. Quindi, ogni decrepitezza è dolorosa, ma la più insopportabile è la decrepitezza dell'amore.
10. SUL GUSTO
Alcune persone hanno più mente che gusto, altre hanno più gusto che mente. (1) Le menti umane non sono così varie e stravaganti come i gusti.
La parola "gusto" ha significati diversi e non sono facili da capire. Non dobbiamo confondere il gusto, che ci attrae verso qualsiasi oggetto, e il gusto, che aiuta a capire questo oggetto e determinarne, secondo tutte le regole, i suoi vantaggi e svantaggi. Si possono amare le rappresentazioni teatrali senza avere un gusto così sottile e aggraziato da giudicarle correttamente, e si può, senza amarle affatto, avere abbastanza gusto per un giudizio corretto. A volte il gusto ci spinge impercettibilmente verso ciò che contempliamo, a volte ci trascina in modo violento e irresistibile.
Per alcuni, il gusto è errato in tutto senza eccezioni, per altri è sbagliato solo in alcune aree, ma in tutto ciò che è accessibile alla loro comprensione, è accurato e infallibile, per altri è bizzarro e loro, sapendo questo, lo fanno non fidarti di lui. Ci sono persone con gusti stravaganti, che dipende dall'occasione; queste persone cambiano idea per frivolezza, ammirazione o mancanza, solo perché i loro amici sono contenti o annoiati. Altri sono pieni di pregiudizi: sono schiavi dei loro gusti e li rispettano sopra ogni cosa. Ci sono quelli che sono contenti di tutto ciò che è buono e insopportabili di tutto ciò che è male: le loro opinioni si distinguono per chiarezza e determinazione, e cercano conferma del loro gusto negli argomenti della ragione e della sanità mentale.
Alcuni, seguendo un impulso che loro stessi non capiscono, giudicano immediatamente ciò che viene presentato al loro giudizio, e così facendo non falliscono mai. Queste persone hanno più gusto che intelligenza, perché né l'orgoglio né le inclinazioni hanno potere sulla loro intuizione innata. Tutto in loro è armonia, tutto è sintonizzato allo stesso modo. Grazie al consenso che regna nelle loro anime, giudicano ragionevolmente e si fanno un'idea corretta di tutto, ma, in generale, sono poche le persone i cui gusti sarebbero stabili e indipendenti dai gusti generalmente accettati; la maggior parte segue solo gli esempi e le consuetudini di altre persone, attingendo da questa fonte quasi tutte le loro opinioni.
Tra i vari gusti qui elencati, è difficile o quasi impossibile trovare un gusto così buono che conosca il vero valore di ogni cosa, sappia sempre riconoscere i veri pregi e sia totalizzante. La nostra conoscenza è troppo limitata, e l'imparzialità, così necessaria per la correttezza dei giudizi, per lo più è inerente a noi solo in quei casi in cui giudichiamo cose che non ci riguardano. Se parliamo di qualcosa a noi vicino, il nostro gusto, scosso da una dipendenza dalla materia, perde questo equilibrio, di cui ha tanto bisogno. Tutto ciò che ci riguarda appare sempre in una luce distorta, e non c'è persona che, con uguale calma, guarderebbe oggetti a lui cari e oggetti indifferenti. Quando si tratta di ciò che ci tocca, il nostro gusto obbedisce alla direzione dell'amor proprio e dell'inclinazione; suggeriscono giudizi diversi da quelli precedenti, danno luogo a incertezze e mutevolezza senza fine. Il nostro gusto non ci appartiene più, non lo abbiamo. Cambia contro la nostra volontà e un oggetto familiare ci appare davanti da un lato così inaspettato che non ricordiamo più come lo vedevamo e lo sentivamo prima.
11. SULLA SOMIGLIANZA DELLE PERSONE CON GLI ANIMALI
Le persone, come gli animali, sono divise in molte specie, tanto dissimili tra loro quanto diverse sono le razze e le specie animali. Quante persone si nutrono di versare il sangue di persone innocenti e ucciderle! Alcuni sono come le tigri, sempre feroci e crudeli, altri sono come i leoni, conservando l'apparenza della generosità, altri sono come gli orsi, maleducati e avidi, alcuni sono come i lupi, predatori e spietati, i quinti sono le volpi, che si nutrono di astuzia e hanno scelto l'inganno come mestiere.
E quante persone sembrano cani! Divorano i loro parenti, corrono a cacciare per divertire chi li nutre, seguono il padrone ovunque o fanno la guardia alla sua casa. Tra loro ci sono segugi valorosi che si dedicano alla guerra, vivono del loro valore e non sono privi di nobiltà; ci sono mastini violenti che non hanno altre virtù che la rabbia feroce; ci sono cani che non servono, che spesso abbaiano, ea volte anche mordono, e ci sono solo cani nel fieno.
Ci sono scimmie, scimmie - piacevoli da maneggiare, anche spiritose, ma molto cattive allo stesso tempo; ci sono pavoni che possono vantarsi della loro bellezza, ma disturbano con le loro urla e rovinano tutto intorno.
Ci sono uccelli che attirano con i loro colori variegati e il loro canto. Quanti pappagalli ci sono al mondo che chiacchierano incessantemente, nessuno sa cosa; gazze e corvi, che si fingono addomesticati per rubare senza paura; uccelli rapaci che vivono di rapina; animali pacifici e mansueti che servono da cibo per animali predatori!
Ci sono gatti sempre vigili, furbi e mutevoli, ma sanno accarezzarli con zampe di velluto; vipere, le cui lingue sono velenose e tutto il resto è anche utile; ragni, mosche, insetti, pulci, odiosi e disgustosi; rospi, terrificanti, sebbene siano solo velenosi; gufi timorosi della luce. Quanti animali si nascondono dai nemici sottoterra! Quanti cavalli hanno rifatto molti lavori utili, e poi, in vecchiaia, abbandonati dai loro padroni; buoi che hanno lavorato tutta la loro età per il beneficio di coloro che hanno messo su di loro il giogo; libellule, che sanno solo cosa cantare; lepri, sempre tremanti di paura; conigli che si spaventano e dimenticano immediatamente la loro paura; maiali, beati nella sporcizia e nell'abominio; anatre da richiamo, che tradiscono e portano i loro simili sotto tiro; corvi e avvoltoi, il cui cibo sono carogne e carogne! Quanti uccelli migratori che cambiano una parte del mondo in un'altra e, cercando di sfuggire alla morte, si espongono a tanti pericoli! Quante rondini - costanti compagne dell'estate, maggiolini, sconsiderati e incuranti, falene che volano nel fuoco e bruciano nel fuoco! Quante api che onorano il loro antenato e si procurano il cibo così diligentemente e saggiamente; fuchi, pigri vagabondi che si sforzano di vivere delle api; formiche, prudenti, parsimoniose e quindi non sapendo il bisogno; coccodrilli che versano lacrime per compatire la vittima, poi la divorano! E quanti animali ridotti in schiavitù solo perché loro stessi non capiscono quanto sono forti!
Tutte queste proprietà sono inerenti all'uomo, ed egli si comporta nei confronti della propria specie nello stesso modo in cui gli animali si comportano tra loro, di cui abbiamo appena parlato.
12. SULL'ORIGINE DI HALF
Vale la pena riflettere sull'origine dei disturbi - e diventa chiaro che sono tutti radicati nelle passioni di una persona e nei dolori che aggravano la sua anima. L'età dell'oro, che non conosceva né queste passioni né dolori, non conosceva le malattie del corpo; quello d'argento che lo seguì conservava ancora la sua originaria purezza; l'età del rame aveva già partorito sia le passioni che i dolori, ma, come tutto ciò che non usciva dallo stato infantile, erano deboli e non gravosi; ma nell'Età del Ferro essi acquisirono tutta la loro potenza e malignità e, perniciosi, divennero fonte di mali che da molti secoli hanno estenuato l'umanità. L'ambizione genera febbre e follia violenta, invidia - ittero e insonnia; la pigrizia è responsabile della malattia del sonno, della paralisi, della malattia pallida; la rabbia è causa di soffocamento, pletora, polmonite e paura di palpitazioni e svenimenti; la vanità porta alla follia; l'avarizia dà origine a scabbia e crosta, ottusità - magrezza, crudeltà - malattia della pietra; la calunnia, insieme all'ipocrisia, partorì il morbillo, il vaiolo, la scarlattina; dobbiamo alla gelosia il fuoco, la peste e la furia di Antonov. L'improvviso sfavore di chi detiene il potere colpisce le vittime con colpi apoplettici, le controversie comportano emicranie e delirio, i debiti vanno di pari passo con il consumo, i disaccordi familiari portano a una febbre di quattro giorni e il freddo, in cui gli amanti non osano confessare a ciascuno altro, provoca convulsioni nervose. Quanto all'amore, ha dato origine a più disturbi di altre passioni messe insieme, e non c'è modo di elencarli. Ma poiché è allo stesso tempo la più grande donatrice di benedizioni in questo mondo, non la insulteremo e semplicemente resteremo in silenzio: dovrebbe essere sempre trattata con il dovuto rispetto e timore.
13. INFORMAZIONI SUGLI ERRORI
Le persone sono illuse in modi diversi. Alcuni sono consapevoli delle loro delusioni, ma cercano di dimostrare che non si sbagliano mai. Altri, più semplici, si sbagliano quasi dalla nascita, ma non lo sospettano e vedono tutto sotto una luce sbagliata. Capisce tutto correttamente con la mente, ma è soggetto alle delusioni del gusto, questo soccombe alle delusioni della mente, ma il gusto raramente lo cambia; Infine, ci sono persone con la mente lucida e un gusto eccellente, ma sono poche, perché, in generale, non c'è quasi una persona al mondo la cui mente o gusto non nascondano alcun difetto.
L'illusione umana è così onnipresente che l'evidenza per i nostri sensi, così come per il nostro gusto, è imprecisa e contraddittoria. Vediamo l'ambiente non proprio come è realmente, lo apprezziamo più o meno di quanto valga, ci associamo a noi stessi non come, da un lato, gli si addice e, dall'altro, alle nostre inclinazioni e posizione. Questo spiega le infinite delusioni della mente e del gusto. La vanità umana è lusingata da tutto ciò che gli appare davanti sotto forma di virtù, ma poiché la nostra vanità o immaginazione è influenzata dalle sue varie incarnazioni, preferiamo scegliere come modello solo il generalmente accettato o non difficile. Imitiamo le altre persone senza pensare che uno stesso sentimento non è affatto appropriato per tutti e che ci si dovrebbe arrendersi solo nella misura in cui ci si addice.
Le persone temono l'illusione del gusto ancor più dell'illusione della mente. Tuttavia, una persona perbene dovrebbe approvare apertamente tutto ciò che è degno di approvazione, seguire ciò che è degno di seguire e non vantarsi di nulla. Ma questo richiede un'intuizione straordinaria e uno straordinario senso delle proporzioni. Dobbiamo imparare a distinguere la bontà in generale dalla bontà di cui siamo capaci, e, obbedendo a inclinazioni innate, è ragionevole limitarsi a ciò in cui giace la nostra anima. Se cercassimo di avere successo solo nell'ambito in cui siamo dotati, e seguissimo solo il nostro dovere, i nostri gusti, proprio come il nostro comportamento, sarebbero sempre corretti, e noi stessi rimarremmo invariabilmente noi stessi, giudicheremmo tutto secondo la nostra comprensione e difenderebbero le loro opinioni con convinzione. I nostri pensieri e sentimenti sarebbero sani, i nostri gusti - i nostri, quelli non appropriati - porterebbero l'impronta del buon senso, perché ci attaccheremmo ad essi non per coincidenza o per consuetudine stabilita, ma per libera scelta.
Le persone si sbagliano quando approvano qualcosa che non vale la pena approvare, e allo stesso modo si sbagliano, cercando di ostentare qualità che non sono affatto adatte a loro, anche se abbastanza degne. Il burocrate, vestito di potere, che più di tutti si vanta di coraggio, anche se insito in lui, cade nell'errore. Ha ragione quando mostra fermezza incrollabile verso i rivoltosi, (1) ma è illuso e ridicolo quando ogni tanto combatte a duello. Una donna può amare le scienze, ma poiché non tutte sono a sua disposizione, soccomberà all'illusione se perseguirà ostinatamente ciò per cui non è stata creata.
La nostra ragione e buon senso dovrebbero valutare l'ambiente nel suo vero valore, spingendo il gusto a trovare tutto ciò che consideriamo, un luogo non solo meritato, ma anche coerente con le nostre inclinazioni. Tuttavia, quasi tutte le persone commettono errori su questi temi e cadono costantemente in delusioni.
Quanto più potente è il re, tanto più spesso commette tali errori: vuole superare gli altri mortali in valore, conoscenza, successo amoroso, in una parola, in ciò che chiunque può pretendere. Ma questa sete di superiorità su tutti può diventare fonte di delusione se è irrefrenabile. Questo non è il tipo di competizione che dovrebbe attirarlo. Imiti Alessandro, (2) che accettò di gareggiare nelle corse dei carri solo con i re, gareggi solo in ciò che è degno della sua dignità monarchica. Non importa quanto coraggioso, istruito o amabile possa essere il re, un gran numero di persone si troverà altrettanto coraggioso, dotto e amabile. I tentativi di superare tutti saranno sempre sbagliati ea volte destinati al fallimento. Ma se dedica i suoi sforzi a ciò che costituisce il suo dovere, se è magnanimo, sperimentato negli atti di soprusi e di statisti, giusto, misericordioso e generoso, pieno di sollecitudine per i suoi sudditi, per la gloria e la prosperità del suo stato, allora vincerà in un campo così nobile, ci saranno solo re. Non si illuderà di superarli in tali atti giusti e meravigliosi; in effetti, questa competizione è degna di un re, perché qui rivendica la vera grandezza.
14. SUI CAMPIONI CREATI DALLA NATURA E DAL FATO
Non importa quanto sia mutevole e capriccioso il destino, tuttavia, a volte abbandona i suoi capricci e la sua inclinazione al cambiamento e, essendosi unita alla natura, crea, insieme a lei, persone straordinarie e straordinarie che diventano modelli per le generazioni future. Il compito della natura è premiarli con proprietà speciali, il compito del destino è aiutarli a manifestare queste proprietà su tale scala e in tali circostanze che corrisponderebbero all'intenzione di entrambi. Come i grandi artisti, la natura e il destino incarnano in queste creazioni perfette qualunque cosa volessero rappresentare. Prima decidono come dovrebbe essere una persona, e poi iniziano ad agire secondo un piano rigorosamente deliberato: scelgono una famiglia e mentori, proprietà, innate e acquisite, tempo, opportunità, amici e nemici, scatenano virtù e vizi , exploit ed errori, non essere pigro agli eventi è importante aggiungere quelli insignificanti e organizzare tutto in modo così abile che vediamo sempre le realizzazioni dei prescelti e i motivi delle realizzazioni solo sotto una certa luce e da un certo punto di vista .
Quali qualità brillanti ha assegnato la natura e il destino di Alessandro, volendo mostrarci un esempio della grandezza dell'anima e del coraggio incomparabile! Se ricordate in quale famiglia illustre nacque, la sua educazione, giovinezza, bellezza, ottima salute, notevoli e variegate capacità per la scienza militare e per la scienza in genere, vantaggi e anche svantaggi, il piccolo numero delle sue truppe, l'enorme potere del truppe nemiche, la brevità di questa vita meravigliosa , la morte di Alessandro e chi lo ereditò se ricordi tutto questo, non diventerà chiaro con quale abilità e diligenza la natura e il destino hanno selezionato queste innumerevoli circostanze per creare una tale persona? Non è chiaro come deliberatamente abbiano organizzato numerosi e straordinari eventi, assegnando a ciascuno di loro una giornata a lui destinata per mostrare al mondo un esempio di giovane conquistatore, ancora più grande nelle sue qualità umane che nelle clamorose vittorie?
E se pensi alla luce con cui la natura e il destino ci presentano Cesare, non vedremo che seguirono un piano completamente diverso) quando misero tanto coraggio, misericordia, generosità, valore militare, intuizione, vivacità d'animo, condiscendenza in questa persona, eloquenza, perfezione corporea, alta dignità, necessarie sia nei giorni della pace che nei giorni della guerra? Non è stato per questo che hanno lavorato così a lungo, combinando doni così sorprendenti, aiutando a manifestarli, e poi costringendo Cesare a rivoltarsi contro la sua patria per darci un modello del più straordinario dei mortali e del più famoso degli usurpatori? Grazie ai loro sforzi, lui con tutti i suoi talenti è nato nella repubblica - la padrona del mondo, che è sostenuta e affermata dai suoi più grandi figli. Il destino sceglie prudentemente per lui dei nemici tra i cittadini più famosi, influenti e inflessibili di Roma, si riconcilia per un po' con i più significativi per usarli per la sua elevazione, e poi, ingannandoli e accecandoli, li spinge a fargli guerra , a quella stessa guerra che lo condurrà al più alto potere. Quanti ostacoli ha posto sulla sua strada! Quanti pericoli ha risparmiato in terra e in mare, tanto che non è mai stato ferito nemmeno lievemente! Con quanta tenacia sostenne i disegni di Cesare e distrusse i disegni di Pompeo! (1) Con quanta astuzia costringeva i romani amanti della libertà e arroganti, che custodivano gelosamente la loro indipendenza, a sottomettersi all'autorità di un solo uomo! Anche le circostanze della morte di Cesare (2) furono scelte da lei in modo che fossero in armonia con la sua vita. Né le predizioni dei chiaroveggenti, né i segni soprannaturali, né gli avvertimenti della moglie e degli amici poterono salvarlo; il giorno della sua morte, il destino ha scelto il giorno in cui il Senato gli avrebbe offerto la tiara reale, e gli assassini - le persone che ha salvato, l'uomo a cui ha dato la vita! (3)
Questo lavoro congiunto di natura e destino è particolarmente evidente nella personalità di Catone; (4) essi, per così dire, mettono deliberatamente in lui tutte le virtù degli antichi romani e le oppongono alle virtù di Cesare, per mostrare a tutti che, sebbene entrambi fossero ugualmente di larghe vedute e coraggiosi, la sete di la gloria fece l'uno usurpatore, l'altro modello del cittadino perfetto. Non ho intenzione di confrontare queste grandi persone qui - è stato scritto abbastanza su di loro; Voglio solo sottolineare che per quanto grandi e meravigliose possano essere ai nostri occhi, la natura e il destino non avrebbero potuto esporre le loro qualità nella giusta luce, se non avessero opposto Cesare a Catone e viceversa. Quel popolo doveva certamente nascere nello stesso tempo e nella stessa repubblica, dotato di inclinazioni e talenti dissimili, condannato all'inimicizia per l'incompatibilità delle aspirazioni e degli atteggiamenti personali verso la patria: uno - che non conosceva ritegno nei piani e nei confini nell'ambizione; l'altro, severamente ritirato in aderenza alle istituzioni di Roma e deificante la libertà; entrambi rinomati per il loro merito alto ma diverso e, oserei dire, ancor più rinomati per il confronto che destino e natura avevano preventivamente curato. Come si accordano, come unite e necessarie tutte le circostanze della vita e della morte di Catone! Per completare l'immagine di questo grande uomo, il destino ha voluto legarlo indissolubilmente alla Repubblica e allo stesso tempo ha tolto la vita e la libertà da Roma.
Se guardiamo dai secoli passati al secolo presente, vediamo che natura e destino, essendo tutti nella stessa unione, che ho già menzionato, ci hanno nuovamente presentato esempi diversi tra loro nella persona di due meravigliosi generali. Vediamo come, gareggiando in prodezze militari, il Principe di Condé e il Maresciallo Turenne (5) compiono innumerevoli e brillanti gesta e raggiungono le vette della meritata gloria. Appaiono davanti a noi, uguali in coraggio ed esperienza, agiscono senza conoscere la fatica fisica o mentale, ora insieme, ora separatamente, ora contro l'altro, sperimentano tutte le vicissitudini della guerra, ottengono vittorie e subiscono sconfitte. Dotati di chiaroveggenza e coraggio e grazie a queste proprietà dei loro successi, diventano sempre più grandi nel corso degli anni, non importa quali fallimenti gli capitino, salvano lo stato, a volte lo colpiscono e usano gli stessi talenti in modi diversi. Il maresciallo Turenne, meno appassionato e più cauto nei suoi disegni, sa trattenersi e mostra tanto coraggio quanto è necessario per i suoi obiettivi; Il principe di Condé, la cui capacità di abbracciare il tutto in un batter d'occhio e di compiere veri miracoli non ha eguali, trascinato dal suo insolito talento, per così dire, soggioga gli eventi e servono umilmente la sua gloria. La debolezza delle truppe che comandavano entrambe durante le ultime campagne e la potenza delle forze nemiche diedero loro nuove opportunità di mostrare valore e il loro talento per compensare tutto ciò che mancava all'esercito per una guerra di successo. La morte del maresciallo Turenne, abbastanza degna della sua vita, è stata accompagnata da molte circostanze sorprendenti ed è avvenuta in un momento di straordinaria importanza - anche a noi sembra una conseguenza della paura e dell'incertezza del destino, che non ha avuto il coraggio di decidere il destino della Francia e dell'Impero. (6) Ma la stessa sorte che priva il principe di Condé a causa della sua salute presumibilmente indebolita, il comando delle truppe proprio nel momento in cui potrebbe fare cose così importanti - non si allea con la natura per fare vediamo ora questo grande uomo della vita privata, mostrando virtù pacifiche e ancora degno di gloria? E lui, vivendo lontano dalle battaglie, è meno brillante di quando guidava un esercito di vittoria in vittoria?
15. A PROPOSITO DI COCCETTE E VECCHI MEN
Capire i gusti umani non è affatto impresa facile, e anche i gusti delle civette lo sono ancora di più: ma, a quanto pare, il fatto è che godono di qualsiasi vittoria che lusinghi almeno minimamente la vanità, quindi non ci sono vittorie indegne per loro. Quanto a me, confesso che la cosa più incomprensibile mi sembra la tendenza delle civette ai vecchi che un tempo erano ritenuti i compiaciuti delle signore. Questa tendenza è così incoerente con qualsiasi cosa e allo stesso tempo comune che si inizia involontariamente a cercare su cosa si basa il sentimento, che è molto diffuso e, allo stesso tempo, incompatibile con l'opinione generalmente accettata sulle donne. Lascio ai filosofi decidere se dietro a questo vi sia un misericordioso desiderio della natura di consolare i vecchi nel loro stato miserabile, e se mandi loro civette per la stessa previdenza per cui manda le ali ai bruchi decrepiti affinché possono essere falene. Ma, anche senza cercare di penetrare i segreti della natura, è possibile, a mio avviso, trovare spiegazioni sensate per il gusto perverso delle civette ai vecchi. Innanzitutto mi viene in mente che tutte le donne adorano i miracoli, e quale miracolo può compiacere la loro vanità più che resuscitare i morti! Gli dà piacere trascinare i vecchi dietro il loro carro, per decorare con loro il loro trionfo, pur rimanendo senza macchia; inoltre, i vecchi sono obbligatori nel loro seguito come lo erano i nani in passato, a giudicare da Amadis. (1) La civetta, con cui sta il vecchio, ha il più umile e utile degli schiavi, ha un amico senza pretese e si sente calmo e fiducioso nel mondo: la loda ovunque, entra in confidenza con suo marito, essendo, come fosse, una garanzia nella prudenza della moglie, inoltre, se usa il peso, rende migliaia di servizi, approfondendo tutti i bisogni e gli interessi della sua casa. Se le voci sulle vere avventure della civetta lo raggiungono, si rifiuta di crederci, cerca di dissiparle, dice che il mondo parla male - perché non dovrebbe sapere quanto sia difficile toccare il cuore di questa donna più pura! Più riesce a ottenere segni di affetto e di tenerezza, più diventa devoto e prudente: il suo stesso interesse lo spinge al pudore, perché il vecchio ha sempre paura di rassegnarsi ed è felice di essere generalmente tollerato. Non è difficile per un vecchio convincersi che se, contrariamente al buon senso, è diventato il prescelto, significa che è amato, e crede fermamente che questa sia una ricompensa per i meriti passati, e non cessa per ringraziare l'amore per il suo lungo ricordo di lui.
La civetta, da parte sua, cerca di non infrangere le sue promesse, assicura al vecchio che le è sempre sembrato attraente, che se non l'avesse incontrato, non avrebbe mai conosciuto l'amore, chiede di non essere gelosa e di fidarsi di lei; ammette di non essere indifferente all'intrattenimento sociale e alla conversazione con uomini degni, ma se a volte è amichevole con diversi contemporaneamente, è solo per paura di tradire il suo atteggiamento nei suoi confronti; che si permette di ridere un po' di lui con queste persone, spinto dal desiderio di pronunciare più spesso il suo nome o dal bisogno di nascondere i suoi veri sentimenti; che, però, per sua volontà, lei rinuncerebbe volentieri a tutto, se solo si accontentasse e continuasse ad amarla. Quale vecchio non soccomberebbe a questi discorsi carezzevoli, così spesso fuorvianti giovani e amabili! Purtroppo, a causa di una debolezza, caratteristica soprattutto dei vecchi che un tempo le donne amavano, dimentica troppo facilmente di non essere più giovane e non più amabile. Ma non sono sicuro che sapere la verità gli sarebbe più utile dell'inganno: almeno è tollerato, divertito e aiutato a dimenticare tutti i suoi dolori. E lascia che diventi uno zimbello comune - questo a volte è ancora un male minore delle difficoltà e delle sofferenze di una vita languida che è andata in rovina.
16. SUI DIVERSI TIPI DI MENTE
Una mente potente può avere qualsiasi proprietà generalmente inerente alla mente, ma alcune di esse costituiscono la sua appartenenza speciale e inalienabile: la sua intuizione non conosce i suoi limiti; è sempre ugualmente e instancabilmente attivo; discerne vigilante il lontano, come se fosse davanti ai suoi occhi; cattura e comprende il grandioso; vede e comprende lo scarso; pensa in modo audace, ampio, efficiente, osservando il senso delle proporzioni in ogni cosa; coglie tutto nei minimi dettagli e per questo spesso rivela la verità, nascosta sotto un velo così spesso da essere invisibile agli altri. Ma, nonostante queste rare proprietà, la mente più potente di un monaco diventa una volta debole e superficiale se le dipendenze si impossessano di lui.
Una mente elegante pensa sempre nobilmente, esprime le sue opinioni senza difficoltà, in modo chiaro, piacevole e naturale, esponendole in una luce favorevole e colorandole con decorazioni appropriate; sa capire il gusto dell'altro ed espelle dai suoi pensieri tutto ciò che è inutile o che potrebbe non piacere agli altri.
La mente è duttile, docile, insinuante sa aggirare e superare le difficoltà, nei casi necessari si adatta facilmente alle opinioni altrui, penetra nelle peculiarità della mente e nelle preferenze altrui e, osservando i benefici di chi entra nel rapporto, non dimentica e raggiunge il proprio.
Una mente sana vede ogni cosa nella giusta luce, valuta ciò che merita, sa volgere le circostanze nella direzione più favorevole per se stessa e aderisce fermamente alle sue opinioni, perché non dubita della loro correttezza e solidità.
La mente degli affari non deve essere confusa con la mente egoista: puoi essere esperto negli affari, senza inseguire il tuo profitto. Alcune persone agiscono abilmente in circostanze che non le riguardano, ma sono estremamente imbarazzanti quando si tratta di se stesse, mentre altre, al contrario, non sono particolarmente acute, ma sanno trarre vantaggio da tutto.
A volte la mente più seria è combinata con la capacità di conversazioni piacevoli e facili. Tale mente è appropriata sia per gli uomini che per le donne di tutte le età. I giovani di solito hanno una mente allegra, beffarda, ma senza alcuna sfumatura di serietà; quindi sono spesso noiosi. Il ruolo di un taccuino di divertimento è molto ingrato, e per amore degli elogi che una persona simile a volte guadagna dagli altri, non dovresti metterti in una posizione falsa, causando costantemente fastidio a queste stesse persone quando sono di cattivo umore .
La derisione è una delle proprietà più attraenti e anche più pericolose della mente. Il ridicolo spiritoso invariabilmente diverte le persone, ma invariabilmente temono anche qualcuno che lo usa troppo spesso. Tuttavia, il ridicolo è del tutto lecito se è gentile e diretto principalmente agli interlocutori stessi.
La propensione per gli scherzi si trasforma facilmente in passione per il buffone o lo scherno, e per scherzare costantemente senza cadere in uno di questi estremi è necessario avere un grande senso delle proporzioni. La giocosità può essere definita come un'allegria generale che cattura l'immaginazione, costringendola a vedere tutto sotto una luce divertente; può essere morbido o sarcastico, a seconda della natura del personaggio. Alcune persone sanno scherzare in una forma elegante e lusinghiera: mettono in ridicolo solo quelle mancanze dei loro vicini, che questi ammettono volentieri, sotto le spoglie di biasimo lodano, fingono di voler nascondere la dignità dell'interlocutore, eppure esporli abilmente.
La mente sottile è molto diversa dalla mente malvagia ed è sempre piacevole per la sua facilità, grazia e osservazione. La mente furba non va mai dritta alla meta, ma cerca vie segrete e tortuose per raggiungerla. Questi trucchi non rimangono irrisolti a lungo, invariabilmente ispirano paura negli altri e raramente portano vittorie importanti.
C'è anche una differenza tra una mente ardente e una mente brillante: la prima coglie tutto più velocemente e penetra più a fondo, la seconda si distingue per vivacità, acutezza e senso delle proporzioni.
Una mente morbida è indulgente e gradevole e piace a tutti, se solo non è troppo superflua.
La mente si immerge sistematicamente nella considerazione del soggetto, non perdendo un singolo dettaglio e osservando tutte le regole. Tale attenzione di solito limita le sue possibilità; tuttavia, a volte è combinato con una visione ampia, e allora la mente, che possiede entrambe queste proprietà, è invariabilmente superiore alle altre.
"Una mente giusta" è una definizione che è stata abusata; Sebbene questo tipo di mente possa avere le proprietà elencate qui, è stato attribuito a così tanti cattivi scribacchini in rima e noiosi che ora la parola "buona mente" è più spesso usata per ridicolizzare qualcuno che per lodare.
Alcuni degli epiteti attaccati alla parola "mente" sembrano significare la stessa cosa, tuttavia c'è una differenza tra loro, e si riflette nel tono e nel modo di pronunciarli; ma poiché tono e modi sono impossibili da descrivere, non entrerò in particolari che sfidano la spiegazione. Tutti usano questi epiteti, comprendendo perfettamente cosa significano. Quando le persone parlano di una persona - "è intelligente" o "è, ovviamente, intelligente" o "è molto intelligente" o "è innegabilmente intelligente", solo il tono e il modo sottolineano la differenza tra queste espressioni , simili sulla carta eppure legati alle menti di un altro magazzino.
A volte si dice anche che tale persona ha "la mente è sempre allo stesso modo", o "la mente multiforme", o "la mente che tutto abbraccia". Uno può essere generalmente uno sciocco con una mente inconfondibile, e uno può essere una persona intelligente con la mente più piccola. "Mente indiscutibile" è un'espressione ambigua. Può significare una qualsiasi delle proprietà della mente menzionate, ma a volte non contiene nulla di definito. A volte puoi parlare in modo abbastanza intelligente, ma comportarti da stupido, avere una mente, ma essere estremamente limitato, essere intelligente in una cosa, ma incapace di un'altra, essere indiscutibilmente intelligente e inutile per qualsiasi cosa, innegabilmente intelligente e, inoltre, sopportabile. Il vantaggio principale di questo tipo di mente, a quanto pare, è che risulta essere piacevole nella conversazione.
Sebbene le manifestazioni della mente siano infinitamente varie, mi sembra che si possano distinguere per le seguenti caratteristiche: così belle che tutti sono in grado di comprendere e sentire la loro bellezza; non privo di bellezza e allo stesso tempo noioso; bella e amata da tutti, anche se nessuno sa spiegare perché; così delicate e raffinate che poche persone sono in grado di apprezzarne tutta la bellezza; imperfette, ma racchiuse in una forma così abile, sviluppate in modo così coerente e con grazia da meritare ammirazione.
17. GLI EVENTI DI QUESTO SECOLO
Quando la storia ci informa su ciò che sta accadendo nel mondo, racconta ugualmente incidenti importanti e minori; confusi da tanta confusione, non sempre prestiamo la dovuta attenzione agli eventi insoliti che scandiscono ogni secolo. Ma quelli generati da questo secolo, secondo me, oscurano tutti i precedenti con la loro inconsuetudine. Mi è quindi venuto in mente di descrivere alcuni di questi eventi per attirare l'attenzione di chi è propenso a riflettere su tali temi.
Maria de' Medici, regina di Francia, consorte di Enrico il Grande, era la madre di Luigi XIII, suo fratello Gaston, regina di Spagna, (1) duchessa di Savoia (2) e regina d'Inghilterra; (3) proclamata reggente, regnò sul re, su suo figlio e sull'intero regno per diversi anni. Fu lei a fare di Armand de Richelieu cardinale e primo ministro, da cui dipendevano tutte le decisioni del re e il destino dello stato. I suoi meriti e demeriti non erano tali da incutere timore a nessuno, e tuttavia questo monarca, che tanta grandezza conobbe e fu circondato da tanto splendore, vedova di Enrico IV, madre di tante persone coronate, per ordine del re, suo figlio, fu preso in custodia dagli scagnozzi del cardinale Richelieu, che le doveva la sua ascesa. Gli altri suoi figli, che sedevano sui troni, non vennero in suo aiuto, non osarono nemmeno darle rifugio nei loro paesi, e dopo dieci anni di persecuzione, morì a Colonia, in completo abbandono, si potrebbe dire, per fame.
Ange de Joyeuse, (4) duca e pari di Francia, maresciallo e ammiraglio, giovane, ricco, amabile e felice, rinunciò a tanti benefici mondani e si unì all'ordine dei cappuccini. Pochi anni dopo, le esigenze dello Stato lo richiamarono alla vita mondana. Il Papa lo liberò dal suo voto e gli ordinò di stare alla testa dell'esercito reale che combatteva gli ugonotti. Per quattro anni comandò le truppe e gradualmente si abbandonò di nuovo alle stesse passioni che lo dominarono in gioventù. Quando la guerra finì, disse addio al mondo per la seconda volta e indossò un abito da monaco. Ange de Joyeuse ha vissuto una lunga vita piena di pietà e santità, ma la vanità che ha conquistato nel mondo, qui in un monastero, lo ha vinto: è stato eletto abate di un monastero parigino, ma poiché alcuni hanno contestato la sua elezione, Ange de Joyeuse Joyeuse decise di andare a piedi a Roma, nonostante la sua decrepitezza e tutte le difficoltà associate a un simile pellegrinaggio; inoltre, quando al suo ritorno vi furono di nuovo proteste contro la sua elezione, partì una seconda volta e morì, non raggiungendo Roma, di stanchezza, dolore e vecchiaia.
Tre nobili portoghesi e diciassette loro amici inscenarono una ribellione in Portogallo e nelle terre indiane ad essa soggette, (5) senza fare affidamento né sul proprio popolo né sugli stranieri e senza avere complici a corte. Questo gruppo di cospiratori prese possesso del palazzo reale di Lisbona, rovesciò la vedova duchessa di Mantova, reggente che governava per il suo giovane figlio, (6) e insorse l'intero regno. Durante i disordini, solo Vasconcelos, (7) il ministro spagnolo, e due dei suoi servi furono uccisi. Questo colpo di stato fu effettuato in favore del Duca di Braganza, (8) ma senza la sua partecipazione. Fu proclamato re contro la sua stessa volontà e fu l'unico portoghese scontento dell'intronizzazione di un nuovo monarca. Per quattordici anni indossò la corona, non mostrando negli anni né particolare grandezza né particolare dignità, e morì nel suo letto, lasciando ai suoi figli un regno sereno.
Il cardinale Richelieu governò arbitrariamente la Francia durante il regno del monarca, che consegnò l'intero paese nelle sue mani, sebbene non osasse affidare la sua persona. A sua volta, anche il cardinale non si fidava del re ed evitava di fargli visita, temendo per la sua vita e la sua libertà. Tuttavia, il re sacrificò la rabbia vendicativa del cardinale al suo favorito Saint-Mar e non impedì la sua morte sul patibolo. Infine, il cardinale muore nel suo letto; indica nella sua volontà chi nominare ai posti di governo più importanti, e il re, la cui diffidenza e odio per Richelieu raggiunsero in quel momento la massima intensità, obbedisce ciecamente alla volontà dei morti come obbediva ai vivi.
È possibile non meravigliarsi che Anne-Marie-Louise d'Orléans, (9) nipote del re di Francia, la più ricca delle principesse europee senza corona, avara, dura e arrogante, così nobile da poter diventare la moglie di qualsiasi dei re più potenti, avendo vissuto fino a quarantacinque anni, decise di sposare Puigillem, (10) il più giovane della famiglia Lozen, una persona poco attraente, un uomo di mente mediocre, le cui virtù erano esaurite dall'insolenza e dall'ingraziarsi maniere. La cosa più sorprendente è che Mademoiselle ha preso questa folle decisione per servilismo, a causa del fatto che Puigillem era alla mercé del re: il desiderio di diventare la moglie di un favorito ha sostituito la sua passione. Dimenticando la sua età e la sua alta nascita, non amando Puigillem, gli fece tuttavia tali avances che sarebbero state imperdonabili anche da parte di una persona più giovane e meno benestante, che era anche appassionatamente innamorata. Una volta Mademoiselle disse a Puigillem che poteva sposare una sola persona al mondo. Cominciò a chiederle insistentemente di rivelare chi fosse; Non potendo pronunciare il suo nome ad alta voce, volle incidere la sua confessione con un diamante sul vetro della finestra. Rendendosi conto, ovviamente, di chi aveva in mente, e forse sperando di strapparle un biglietto scritto a mano che potesse essergli molto utile in futuro, Puigillem decise di fare l'amante superstizioso - e questo avrebbe fatto molto piacere a Mademoiselle - e ha dichiarato che se vuole che questa sensazione duri per sempre, allora non dovresti scriverne sul vetro. La sua idea ebbe successo, e la sera Mademoiselle scrisse su carta le parole: "Sei tu". Sigillò lei stessa il biglietto, ma era giovedì e poteva consegnarlo solo dopo mezzanotte; quindi, non volendo cedere scrupolosamente a Puiguillem e temendo che il venerdì sarebbe stato un giorno sfortunato, gli prese la parola che avrebbe rotto il sigillo solo sabato: allora il grande segreto sarebbe diventato noto a lui. Tale era l'ambizione di Puigillem che diede per scontata questa inaudita misericordia della fortuna. Non solo decise di approfittare del capriccio di Mademoiselle, ma ebbe anche l'audacia di raccontarlo al re. Tutti sanno benissimo che, possedendo virtù alte e straordinarie, questo monarca era arrogante e orgoglioso, come nessun altro al mondo. Tuttavia, non solo non fece piovere tuoni e fulmini su Puigillem per quello che osò raccontargli delle sue affermazioni, ma, al contrario, permise loro di continuare a nutrirsi; convenne addirittura che una delegazione di quattro dignitari chiedesse il suo permesso per un matrimonio così incongruo e che né il duca d'Orléans né il principe di Condé ne fossero informati. La notizia, diffondendosi rapidamente nel mondo, ha suscitato sconcerto e indignazione generale. Il re non avvertì immediatamente il danno che causò al suo più alto nome e prestigio. Credeva semplicemente che, secondo la sua grandezza, avrebbe potuto permettersi un bel giorno di elevare Puigillem al di sopra dei più nobili nobili del paese, di sposarsi con lui, nonostante tale evidente disuguaglianza, e renderlo il primo pari di Francia e il proprietario di un affitto di cinquecentomila lire; Soprattutto, questo strano piano lo attraeva per il fatto che permetteva di godere segretamente dello stupore generale alla vista di quali benedizioni fino ad allora inaudite riversava su una persona che amava e considerava degna. Nel giro di tre giorni, Puigillem poté bene, approfittando di una rara grazia della fortuna, sposare Mademoiselle, ma spinto da una vanità non meno rara, iniziò a realizzare tali cerimonie nuziali che potevano aver luogo solo se fosse dello stesso rango di Mademoiselle: desiderava che il re e la regina fossero testimoni del suo matrimonio, dando uno splendore speciale all'evento con la loro presenza. Pieno di un'arroganza senza pari, era impegnato con vuoti preparativi per il matrimonio, e nel frattempo gli mancava il momento in cui poteva davvero affermare la sua felicità. Madame de Montespan (11), sebbene odiasse Puigillem, si rassegnò all'inclinazione del re nei suoi confronti e non si oppose a questo matrimonio. Tuttavia, le voci generali l'hanno portata fuori dall'inerzia, ha indicato al re ciò che non ha visto da solo e ha spinto ad ascoltare l'opinione pubblica. Seppe dello sconcerto degli ambasciatori, ascoltò le lamentele e le rispettose obiezioni della duchessa vedova d'Orléans (12) e dell'intera casa reale. Sotto l'influenza di tutto ciò, il re, dopo lunga esitazione e con la massima riluttanza, disse a Puigillemu che non poteva dare un consenso aperto al suo matrimonio con Mademoiselle, ma lo assicurò immediatamente che questo cambiamento esterno non avrebbe intaccato l'essenza della questione : cuore di Puigillem per sposare Mademoiselle, non vuole affatto che questo divieto interferisca con la sua felicità. Il re insistette affinché Puigillem si sposasse in segreto e promise che il disfavore che sarebbe seguito a tale offesa non sarebbe durato più di una settimana. Qualunque siano i veri sentimenti di Puigillem in questa conversazione, assicurò al re che era felice di ritrovarsi da tutto ciò che il monarca gli aveva promesso, poiché ciò avrebbe potuto in qualche modo danneggiare il prestigio di sua maestà, soprattutto perché non esiste una tale felicità nel mondo che lo ricompenserebbe per una settimana di separazione dal sovrano. Profondamente commosso da tale obbedienza, il re non mancò di fare tutto ciò che era in suo potere per aiutare Puigillem a sfruttare la debolezza di Mademoiselle, e Puigillem, da parte sua, fece tutto ciò che era in suo potere per sottolineare quali sacrifici era pronto a fare per il bene del suo padrone. In questo caso, non erano solo sentimenti disinteressati a guidarlo: credeva che il suo modo di agire gli avesse sempre affezionato il re e che ora gli fosse garantito il favore del monarca fino alla sua morte. Vanità e assurdità spinsero Puigillem al punto che non desiderava più questo matrimonio così proficuo ed esaltato, perché non osava organizzare le feste con lo sfarzo che sognava. Tuttavia, ciò che più di tutto lo ha spinto a rompere con Mademoiselle è stato un irresistibile disgusto per lei e la riluttanza a essere suo marito. Sperava di trarre vantaggi significativi dalla sua passione per lui, credendo che, anche senza diventare sua moglie, gli avrebbe presentato il principato di Dombes e il ducato di Montpensier. Ecco perché all'inizio rifiutò tutti i doni che il re voleva fargli piovere. Ma la parsimonia e il cattivo carattere di Mademoiselle, insieme alle difficoltà con cui era associato il trasferimento di così vasti possedimenti a Puigillem, gli mostrarono l'inutilità del suo piano, e si affrettò ad accettare la generosità del re, che gli presentò il governatorato di Berry e un affitto di cinquecentomila lire. Ma questi vantaggi così significativi non soddisfacevano affatto le affermazioni di Puigillem. Ha espresso il suo dispiacere ad alta voce, e i suoi nemici, in particolare Madame Montespan, ne hanno subito approfittato per stabilirsi finalmente con lui. Capì la sua posizione, vide che era minacciato di sfavore, ma non poteva più controllarsi e, invece di migliorare i suoi affari con un trattamento gentile, paziente e abile del re, si comportava con arroganza e insolenza. Puiguillem arrivò al punto di inondare il re di rimproveri, gli pronunciò asprezza e frecciatine, spezzò persino la sua spada in sua presenza, mentre dichiarava che non l'avrebbe mai più spogliata al servizio del re. Si avventò su Madame de Montespan con tale disprezzo e rabbia che non ebbe altra scelta che distruggerlo, per non perire anche lei. Ben presto fu preso in custodia e imprigionato nella fortezza della Pignerola; Dopo aver trascorso molti anni difficili in prigione, sapeva quale disgrazia fosse perdere la misericordia del re e, per vuota vanità, perdere le benedizioni e gli onori che il re gli ha concesso - per la sua indulgenza e Mademoiselle - per la sua bassa natura .
Alfonso VI, figlio del duca di Braganza, di cui ho parlato sopra, re portoghese, si sposò in Francia con la figlia del duca di Nemour, (13) giovanissima, senza né grandi ricchezze né grandi legami. Ben presto, questa regina cospirò per sciogliere il suo matrimonio con il re. Per suo ordine, fu preso in custodia, e le stesse unità militari che il giorno prima lo avevano sorvegliato come loro padrone, ora lo sorvegliavano come un prigioniero. Alfonso VI fu esiliato in una delle isole del suo stesso stato, mantenendolo in vita e persino il titolo reale. La regina sposò il fratello dell'ex consorte e, essendo reggente, gli trasferì tutto il potere sul paese, ma senza il titolo di re. Ha goduto con calma dei frutti di una cospirazione così sorprendente, senza rompere i buoni rapporti con gli spagnoli e senza causare conflitti civili nel regno.
Un certo erborista di nome Mazaniello (14) si ribellò ai popolani napoletani e, sconfiggendo il potente esercito spagnolo, usurpò il potere regio. Dispose arbitrariamente della vita, della libertà e dei beni di coloro che erano sospettati, prese possesso della dogana, ordinò di portare via tutti i loro soldi e tutti i beni ai contadini delle tasse, e poi ordinò di bruciare queste innumerevoli ricchezze nella città quadrato; non una sola persona della folla disordinata dei ribelli non è ambita per il bene, acquisito, secondo i loro concetti, è peccatore. Questo incredibile regno durò due settimane e si concluse non meno sorprendentemente di quanto fosse iniziato: lo stesso Mazaniello, che con tanto successo, brillantemente e abilmente compì azioni così straordinarie, improvvisamente perse la testa e morì il giorno dopo in un impeto di violenta follia.
La regina svedese, (15) che viveva in pace con il suo popolo e con i paesi vicini, amata dai suoi sudditi, venerata dagli stranieri, giovane, non sopraffatta dalla pietà, lasciò volontariamente il suo regno e iniziò a vivere da persona privata. Anche il re polacco (16) della stessa casata della regina svedese abdicò al trono solo perché era stanco di regnare.
Il tenente di un'unità di fanteria, un uomo sradicato e sconosciuto, (17) emerse all'età di quarantacinque anni, approfittando dei disordini nel paese. Rovesciò il suo legittimo sovrano, (18) gentile, giusto, condiscendente, coraggioso e generoso, e, assicurata la decisione del parlamento reale, ordinò che il capo di questo re fosse tagliato, trasformò il regno in una repubblica e fu il sovrano d'Inghilterra per dieci anni; teneva gli altri stati in maggiore paura e governava il proprio paese in modo più autocratico di qualsiasi monarchico inglese; godendo di tutta la pienezza del potere, morì in silenzio e in pace.
Gli olandesi, liberandosi del fardello del dominio spagnolo, formarono una forte repubblica e per un intero secolo, proteggendo la sua libertà, combatterono con i loro re legittimi. Dovevano molto al valore e alla prudenza dei principi d'Orange, (19) ma temevano sempre le loro pretese e limitavano il loro potere. Nel nostro tempo, questa repubblica, così gelosa del suo potere, dà nelle mani dell'attuale principe d'Orange, (20) un sovrano inesperto e uno sfortunato comandante, ciò che ha rifiutato ai suoi predecessori. Non solo gli restituisce il possesso, ma gli permette anche di prendere il potere, come dimenticando di aver dato la briga di essere dilaniata da un uomo che da solo ha difeso la libertà della repubblica contro tutti.
L'impero spagnolo, così diffuso e tanto venerato per tutti i monarchi del mondo, trova ora sostegno solo nei suoi sudditi ribelli ed è mantenuto sotto il patrocinio dell'Olanda.
Il giovane imperatore, (21) volitivo e fiducioso per natura, giocattolo nelle mani di ministri ottusi, diventa in un giorno - proprio nel momento in cui la casa regnante austriaca è in completo declino - il sovrano di tutti i sovrani tedeschi che hanno paura del suo potere, ma disprezzano la sua persona; è ancora più illimitato nel suo potere di Carlo V. (22)
Il re inglese, (23) codardo, pigro, impegnato solo nella ricerca dei piaceri, avendo dimenticato gli interessi del paese e quegli esempi che si potevano trarre dalla storia della propria famiglia, per sei anni, nonostante l'indignazione di tutto il popolo e dell'odio del parlamento, rimasero rapporti amichevoli con il re di Francia; non solo non si oppose alle conquiste di questo monarca nei Paesi Bassi, ma vi contribuì anche inviandovi le sue truppe. Questa alleanza amichevole gli impedì di ottenere il pieno potere in Inghilterra e di espandere i confini del suo paese a spese delle Fiandre e delle città e dei porti olandesi, che rifiutò ostinatamente. Ma proprio quando ricevette ingenti somme di denaro dal re di Francia e quando aveva particolarmente bisogno di appoggio nella lotta contro i propri sudditi, rinuncia improvvisamente e senza alcun motivo a tutti gli impegni passati e prende posizione ostile nei confronti della Francia, anche se proprio in questo periodo Era sia redditizio che ragionevole per lui mantenere un'alleanza con lei! Una politica così irragionevole e frettolosa lo privò immediatamente dell'opportunità di trarre l'unico beneficio da una politica non meno irragionevole e della durata di sei anni; invece di fare da intermediario aiutando a trovare la pace, è lui stesso costretto a chiedere questa pace al re di Francia al pari di Spagna, Germania e Olanda.
Quando il principe d'Orange chiese al re inglese la mano di sua nipote, figlia del duca di York, (24) reagì molto freddamente a questa proposta, come suo fratello, il duca di York. Allora anche il Principe d'Orange, vedendo quali ostacoli si frappongono al suo piano, decise di abbandonarlo. Ma un bel giorno, il ministro delle finanze inglese, (25) spinto da interessi egoistici, temendo attacchi da parte dei membri del parlamento e tremando per la propria sicurezza, persuase il re a sposarsi con il principe d'Orange, sposando sua nipote per lui, e opporsi alla Francia dalla parte dei Paesi Bassi. Questa decisione è stata presa così velocemente ed è stata tenuta in un tale segreto che persino il Duca di York ha appreso dell'imminente matrimonio di sua figlia solo due giorni prima che avvenisse. Tutti furono completamente sconcertati dal fatto che il re, che aveva rischiato la vita e la corona per dieci anni per mantenere relazioni amichevoli con la Francia, abbandonasse improvvisamente tutto ciò con cui questa alleanza lo allettava - e lo faceva solo per il bene del suo ministro! D'altra parte, anche il principe d'Orange in un primo momento non mostrò molto interesse per il menzionato matrimonio, che fu per lui molto vantaggioso, grazie al quale divenne erede al trono inglese e in futuro potrebbe diventare re. Pensò solo a rafforzare il suo potere in Olanda e, nonostante la recente sconfitta militare, sperava di affermarsi saldamente in tutte le province come, a suo avviso, si era stabilito in Zelanda. Ma presto si convinse che le misure che aveva preso erano insufficienti: un episodio divertente gli rivelò qualcosa che lui stesso non riusciva a discernere, ovvero la sua posizione nel paese, che già considerava sua. Ad un'asta pubblica, dove si vendevano oggetti di casa e si radunò molta gente, il banditore gridò una raccolta di mappe e, poiché tutti tacevano, disse che questo libro era molto più raro di quanto credessero i presenti, e che le mappe in esso contenute erano straordinariamente accurati: anche quel fiume, di cui il principe d'Orange non conosceva l'esistenza quando perse la battaglia di Kassel. (26) Questa battuta, accolta con il plauso generale, fu uno dei motivi principali che spinse il principe a cercare un nuovo riavvicinamento con l'Inghilterra: pensò in questo modo di placare gli olandesi e di aggiungere un altro potente potere al campo dei nemici di Francia. Ma sia i sostenitori di questo matrimonio che i suoi oppositori, a quanto pare, non capivano bene quali fossero i loro veri interessi: il ministro delle finanze inglese, persuadendo il sovrano a sposare sua nipote con il principe d'Orange e a sciogliere l'alleanza con la Francia, voleva in tal modo per placare il parlamento e proteggersi dai suoi attacchi; il re inglese credeva che, facendo affidamento sul principe d'Orange, avrebbe rafforzato il suo potere nello stato e immediatamente chiese denaro al popolo, presumibilmente per sconfiggere e costringere il re francese alla pace, ma in realtà - per spenderlo sui propri capricci; il principe d'Orange complottò, con l'aiuto dell'Inghilterra, per soggiogare l'Olanda; La Francia temeva che un matrimonio contrario a tutti i suoi interessi avrebbe sconvolto l'equilibrio, gettando l'Inghilterra nel campo nemico. Ma dopo un mese e mezzo è diventato chiaro che tutte le ipotesi associate al matrimonio del principe d'Orange non si sono avverate: l'Inghilterra e l'Olanda hanno perso per sempre la fiducia l'una nell'altra, perché ognuna vedeva in questo matrimonio un'arma diretta proprio contro di lei ; il parlamento inglese, continuando ad attaccare i ministri, si preparava ad attaccare il re; L'Olanda, stanca della guerra e piena di ansia per la sua libertà, si rammarica di aver dato fiducia al giovane ambizioso, principe ereditario della corona inglese; Il re francese, che in un primo momento considerava questo matrimonio come ostile ai suoi interessi, riuscì ad usarlo per seminare discordia tra le potenze nemiche, e ora potrebbe facilmente impadronirsi delle Fiandre se non preferisse la gloria di un pacificatore alla gloria del conquistatore.
Se questo secolo non è meno ricco di incidenti sorprendenti rispetto ai secoli passati, allora, devo dire, in termini di crimini ha un triste vantaggio su di essi. Anche la Francia, che li ha sempre odiati e, facendo leva sulle peculiarità del carattere dei suoi cittadini, sulla religione e sugli esempi insegnati dall'ormai monarca regnante, li ha combattuti in ogni modo possibile, anche lei ormai è diventata un'arena di atrocità che non sono in alcun modo inferiori a quelli che, come narrano la storia e le leggende, furono commessi in tempi antichi. L'uomo è inseparabile dai vizi; in ogni momento nasce egoista, crudele, depravato. Ma se in quei secoli lontani fossero vissuti personaggi i cui nomi sono noti a tutti, ricorderebbero ora lo spudorato libertino Eliogabalo, (27) i greci che portano doni, (28) o l'avvelenatrice, fratricida e infanticida Medea? (29)
18. INFORMAZIONI SULL'INCOERENZA
Non ho qui intenzione di giustificare l'impermanenza, tanto più se deriva dalla sola frivolezza; ma sarebbe ingiusto attribuire a lui solo tutti i cambiamenti a cui l'amore è soggetto. Il suo vestito iniziale, elegante e luminoso, le cade impercettibilmente come la fioritura primaverile degli alberi da frutto; le persone non sono da biasimare per questo, solo il tempo è da biasimare. Alla nascita dell'amore, l'apparenza è seducente, i sentimenti sono d'accordo, una persona desidera tenerezza e piacere, vuole compiacere l'oggetto del suo amore, perché lui stesso è felice di lui, con tutte le sue forze, cerca di mostrare quanto apprezzi infinitamente lui. Ma gradualmente i sentimenti che sembravano immutati per sempre diventano diversi, non c'è né il precedente fervore, né il fascino della novità, la bellezza, che svolge un ruolo così importante nell'amore, sembra svanire o cessare di sedurre, e sebbene la parola "amore" non esce ancora dalle nostre labbra, le persone e le loro relazioni non sono più quelle che erano; sono ancora fedeli ai loro voti, ma solo per onore, per abitudine, per riluttanza ad ammettere a se stessi la loro incostanza.
Come potrebbero le persone innamorarsi se a prima vista si sono viste come le vedono nel corso degli anni? O parte se questa visione iniziale rimanesse invariata? L'orgoglio, che quasi sempre domina le nostre inclinazioni e non conosce sempre la sazietà, troverebbe nuovi motivi per sbizzarrirsi con l'adulazione, ma la costanza perderebbe il suo valore, non significherebbe nulla per una relazione così serena; gli attuali segni di favore non sarebbero meno accattivanti di quelli antichi, e la memoria non troverebbe alcuna differenza tra loro; l'impermanenza semplicemente non esisterebbe e le persone si ameranno con lo stesso ardore, poiché avrebbero tutte le stesse ragioni per amare.
I cambiamenti nell'amicizia sono causati quasi dalle stesse ragioni dei cambiamenti nell'amore; sebbene l'amore sia pieno di animazione e di simpatia, mentre l'amicizia dovrebbe essere più equilibrata, più severa, più esigente, entrambi sono soggetti a leggi simili, e il tempo, che cambia sia le nostre aspirazioni che la nostra disposizione, non risparmia ugualmente né l'uno né l'altro. Le persone sono così deboli di mente e volubili che non possono sopportare a lungo il peso dell'amicizia. Certo, l'antichità ce ne ha fornito esempi, ma oggi la vera amicizia è quasi meno comune del vero amore.
19. INFORMAZIONI SULLA RIMOZIONE DALLA LUCE
Avrei dovuto scrivere troppe pagine se ora cominciassi ad elencare tutte le ovvie ragioni che inducono le persone anziane ad allontanarsi dalla luce: i cambiamenti nello stato d'animo e nell'aspetto, così come la debolezza fisica, li respingono impercettibilmente - e in questo sono simili alla maggior parte degli animali - dalla società come loro. L'orgoglio, compagno inseparabile dell'egoismo, prende il posto della ragione: non potendo più compiacersi di ciò che gli altri godono, gli anziani conoscono per esperienza sia il valore delle gioie tanto desiderate nella loro giovinezza, sia l'impossibilità di indulgere in loro in futuro. Per un capriccio del destino, sia per l'invidia e l'ingiustizia degli altri, sia per i propri errori, ma ai vecchi non sono disponibili modi per ottenere onore, piacere, fama che sembrano così facili ai giovani. Una volta deviati dalla strada che conduce a tutto ciò che glorifica le persone, non possono più tornare ad essa: è troppo lunga, difficile, piena di ostacoli che, appesantiti dagli anni, sembrano insormontabili. I vecchi si raffreddano nei confronti dell'amicizia, e non solo perché, forse, non l'hanno mai saputo, ma poi) anche perché hanno seppellito tanti amici che non hanno avuto tempo o non hanno avuto l'opportunità di tradire l'amicizia; più facilmente si convincono che i morti erano molto più fedeli a loro dei sopravvissuti. Non sono più coinvolti in quei principali benefici che prima infiammavano i loro desideri, quasi nemmeno coinvolti nella gloria: quello che è stato conquistato decade nel tempo, e capita che le persone, invecchiando, perdano tutto ciò che avevano guadagnato prima. Ogni giorno toglie una particella del loro essere, e in - hanno troppo poca forza rimasta per godersi ciò che non è stato ancora perduto, per non parlare della ricerca di ciò che vogliono. Davanti vedono solo dolori, disturbi, avvizzimento; tutto è stato testato da loro, niente ha il fascino della novità. Il tempo li allontana impercettibilmente dal luogo da dove vorrebbero guardare gli altri e dove loro stessi sarebbero uno spettacolo impressionante. Alcuni fortunati sono ancora tollerati nella società, altri sono apertamente disprezzati. Rimangono con l'unica via d'uscita prudente: nascondere alla luce ciò che una volta, forse, anche loro hanno sfilato. Rendendosi conto che tutti i loro desideri sono infruttuosi, acquisiscono gradualmente un gusto per gli oggetti muti e insensibili - per le costruzioni, per l'agricoltura, per le scienze economiche, per le opere scientifiche, perché qui sono ancora forti e liberi: prendono queste occupazioni o le abbandonano . , decidi come essere e cosa fare dopo. Possono soddisfare qualsiasi loro desiderio e non dipendono più dalla luce, ma solo da se stessi. Le persone con saggezza usano il resto dei loro giorni a proprio vantaggio e, quasi non legate a questa vita, diventano degne di una vita diversa e migliore. Altri, invece, si sbarazzano almeno di testimoni esterni della loro insignificanza; sono immersi nei propri disturbi; il minimo sollievo serve loro da sostituto della felicità, e la loro carne indebolita, più razionale di loro, non li tormenta più con il tormento dei desideri insoddisfatti. A poco a poco dimenticano la luce, che così prontamente li dimenticava, trovano nella solitudine anche qualcosa di confortante per la loro vanità e, tormentati dalla noia, dal dubbio, dalla viltà, trascinano, obbedendo alla voce della pietà o della ragione, e più spesso per abitudine, il fardello di una vita dolorosa e senza gioia.

Francois La Rochefoucauld (1613 - 1680)

Diamo un'occhiata al ritratto del duca François de La Rochefoucauld, dipinto dalla mano magistrale del suo nemico politico, il cardinale de Retz:

"C'era qualcosa nell'intero carattere del Duca de La Rochefoucauld ... Io stesso non so cosa: dalla sua infanzia divenne dedito agli intrighi di corte, sebbene a quel tempo non soffrisse di meschine ambizioni, che, tuttavia, non fu mai tra i suoi difetti, - e ancora non conobbe la vera ambizione, - che, d'altronde, non fu mai tra i suoi pregi, non seppe portare a termine nulla, e non si capisce perché, poiché possedeva rari doti che potevano più che compensare tutte le sue debolezze... Era sempre in preda a una sorta di indecisione... Si è sempre distinto per un ottimo coraggio, ma non amava combattere; ha sempre cercato di diventare un cortigiano esemplare , ma non vi riuscì; aderì sempre a una comunità politica, poi a un'altra, ma non fu fedele a nessuna di esse».

Inutile dire che la caratteristica è brillante. Ma, dopo averlo letto, ti chiedi: cos'è questo "non so cosa"? La somiglianza psicologica del ritratto con l'originale sembra essere completa, ma non è definita la molla interiore che ha mosso questa persona controversa. "Ogni persona, così come ogni atto", scrisse più tardi La Rochefoucauld, "dovrebbe essere guardato da una certa distanza. Alcuni possono essere compresi esaminandoli da vicino, mentre altri diventano comprensibili solo da lontano". Apparentemente, il personaggio di La Rochefoucauld era così complesso che un contemporaneo più imparziale non avrebbe potuto afferrarlo appieno del cardinale de Retz.

Il principe François Marsillac (titolo del figlio maggiore della famiglia di La Rochefoucauld prima della morte di suo padre) nacque il 15 settembre 1613 a Parigi. Ha trascorso la sua infanzia nella magnifica tenuta di La Rochefoucauld - Verteuil, una delle più belle tenute di Francia. Praticava la scherma, l'equitazione, accompagnava il padre nella caccia; Fu allora che sentì le lamentele del duca per gli insulti inflitti dalla nobiltà dal cardinale Richelieu, e tali impressioni d'infanzia sono indelebili. Viveva con il giovane principe e un mentore che avrebbe dovuto insegnargli le lingue e altre scienze, ma non ebbe molto successo in questo. La Rochefoucauld era piuttosto colto, ma la sua conoscenza, secondo i suoi contemporanei, era molto limitata.

A quindici anni era sposato con una ragazza di quattordici, a sedici fu mandato in Italia, dove prese parte alla campagna contro il duca di Piemonte e mostrò subito «ottimo coraggio». La campagna si concluse rapidamente con la vittoria delle armi francesi e l'ufficiale diciassettenne venne a Parigi per presentarsi a corte. La generosità, la grazia, la gentilezza nei modi e l'intelligenza ne fecero una figura notevole in molti famosi salotti dell'epoca, anche nell'hotel Rambouillet, dove squisite conversazioni sulle vicissitudini dell'amore, sulla lealtà al dovere e sulla signora del cuore terminarono l'educazione del giovane, iniziato a Verteil dal galante romanzo d "Jurfe. "Astrea". Forse da allora è diventato dipendente da "conversazioni sublimi", come dice nel suo "Autoritratto": "Mi piace parlare su argomenti seri, principalmente sulla moralità”.

Attraverso la stretta damigella d'onore della regina Anna d'Austria, la bella Mademoiselle de Hautefort, verso la quale Marsillac nutre sentimenti di rispetto nello stile dei romanzi di precisione, diventa il confidente della regina, e lei gli confida "tutto senza nascondimento". La testa del giovane gira. È pieno di illusioni, disinteressato, pronto a qualsiasi impresa per liberare la regina dal malvagio stregone Richelieu, che offende anche la nobiltà - un'aggiunta importante. Su richiesta di Anna d'Austria, Marsillach incontra la duchessa di Chevreuse, donna seducente e grande maestra di cospirazioni politiche, il cui ritratto romanzato è stato dipinto da Dumas sulle pagine dei Tre moschettieri e del visconte di Bragelon. Da quel momento, la vita del giovane diventa come un romanzo d'avventura: partecipa a intrighi di palazzo, inoltra lettere segrete e sta per rapire la regina e mandarla oltre confine. Certo, nessuno accettò questa folle avventura, ma Marsillac aiutò davvero la duchessa di Chevreuse a fuggire all'estero, poiché Richelieu venne a conoscenza della sua corrispondenza con le corti straniere. Finora il cardinale ha chiuso un occhio sulle buffonate del giovane, ma poi si è arrabbiato: ha mandato Marsillac alla Bastiglia per una settimana, e poi gli ha ordinato di stabilirsi a Verteil. A quel tempo Marsillac aveva ventiquattro anni e avrebbe riso allegramente se qualcuno gli avesse predetto che sarebbe diventato uno scrittore moralista.

Nel dicembre 1642 accadde qualcosa che era tanto atteso da tutta la nobiltà feudale francese: Richelieu morì improvvisamente, seguito da Luigi XIII, a lungo e irrimediabilmente malato. Come avvoltoi su carogne, i feudatari si precipitarono a Parigi, credendo che fosse giunta l'ora del loro trionfo: Luigi XIV era giovane, e non sarebbe stato difficile mettere Anna d'Austria nelle mani del reggente. Ma furono ingannati nelle loro speranze, perché calcolarono senza un'amante, che nelle circostanze date era storia. Il sistema feudale è stato condannato e le sentenze della storia non sono soggette ad appello. Mazzarino, il primo ministro della reggenza, uomo molto meno dotato e brillante di Richelieu, tuttavia intendeva fermamente continuare la politica del suo predecessore, e Anna d'Austria lo sostenne. I feudatari si ribellarono: si avvicinava il tempo della Fronda.

Marsillac si precipitò a Parigi, pieno di gioiose speranze. Era sicuro che la regina non avrebbe esitato a ripagarlo per la sua lealtà. Inoltre, lei stessa gli assicurò che meritava il più alto riconoscimento per la sua lealtà. Ma le settimane passavano e le promesse non diventavano fatti. Marsillac è stato preso per il naso, accarezzato con le parole, ma in sostanza lo hanno spazzato via come una mosca fastidiosa. Le sue illusioni svanirono e la parola "ingratitudine" apparve nel dizionario. Non aveva ancora tratto alcuna conclusione, ma la nebbia romantica cominciava a diradarsi.

Era un momento difficile per il Paese. Guerre ed estorsioni mostruose rovinarono la già povera gente. Mormorò sempre più forte. Anche i borghesi erano insoddisfatti. Inizia la cosiddetta "opposizione parlamentare". Alcuni dei nobili scontenti divennero a capo del movimento, credendo che in questo modo sarebbero stati in grado di togliere al re gli antichi privilegi, per poi riportare sotto controllo i cittadini e ancor più i contadini. Altri rimasero fedeli al trono. Tra questi ultimi - per il momento - c'era Marsillak. Si affrettò al suo governatorato di Poitou per pacificare gli ammutinati. Non che non capisse la loro tragica situazione - scrisse in seguito: "Hanno vissuto in una tale povertà che, non lo nascondo, ho trattato la loro ribellione con condiscendenza ..." Tuttavia, ha represso questa ribellione: quando la domanda riguardava il rimostranze del popolo, Marsillac-La Rochefoucauld divenne un devoto servitore del re. Un'altra cosa sono le tue lamentele. Successivamente, lo formulerà in questo modo: "Abbiamo tutti abbastanza forza per sopportare la sventura del nostro prossimo".

Tornato a Parigi dopo un atto così leale, Marsillac non dubitò per un secondo che ora il reggente lo avrebbe ricompensato secondo i suoi meriti. Pertanto, fu particolarmente indignato quando seppe che sua moglie non era tra le dame di corte che godevano del diritto di sedersi alla presenza della regina. La fedeltà al dovere, cioè alla regina, non poteva resistere all'incontro con l'ingratitudine. Il giovane cavalleresco lasciò il posto a un feudatario infuriato. Inizia un periodo nuovo, complesso e contraddittorio nella vita di Marsillac-La Rochefoucauld, interamente associato alla Fronda.

Infastidito, deluso, nel 1649 compose la sua Apologia. In esso, ha regolato i conti con Mazzarino e, un po' più sobriamente, con la regina, esprimendo tutte le lamentele che si erano accumulate in lui dopo la morte di Richelieu.

L'Apologia è scritta in un linguaggio nervoso ed espressivo - l'incomparabile stilista La Rochefoucauld è già indovinato a Marsillac. Contiene anche quella spietatezza che è così caratteristica dell'autore di "Maxim". Ma il tono di Apology, personale e appassionato, il suo intero concetto, tutto questo racconto di orgoglio ferito, è altrettanto diverso dal tono ironico e trattenuto di Maxim, così come Marsillac, accecato dal risentimento e incapace di qualsiasi giudizio oggettivo, assomiglia all'esperto La Rochefoucauld...

Dopo aver scarabocchiato l'Apologia con un solo spirito, Marsillac non la pubblicò. Qui agiva in parte la paura, in parte il famigerato "qualcosa... io stesso non so cosa" di cui scriveva Retz, cioè la capacità di guardarsi dall'esterno e valutare le proprie azioni quasi sobriamente quanto le azioni di altri, ha già iniziato a lavorare. Quanto più si rivelava in lui, tanto più chiaramente questa proprietà, spingendolo a comportamenti illogici, per i quali così spesso gli veniva rimproverato. Intraprese una presunta causa giusta, ma ben presto i suoi occhi acuti cominciarono a discernere, attraverso il velo di belle frasi, l'orgoglio offeso, l'interesse personale, la vanità - e si perse d'animo. Non era fedele a nessuna comunità politica perché notava gli impulsi egoistici degli altri con la stessa rapidità con cui si accorgeva di se stesso. La fatica veniva sempre più a sostituire l'hobby. Ma era un uomo di una certa casta, e con tutta la sua mente brillante non poteva elevarsi al di sopra di essa. Quando si formò la cosiddetta "fronda dei principi" e iniziò la sanguinosa lotta intestina tra i feudatari e il potere reale, ne divenne uno dei partecipanti più attivi. Tutto lo ha spinto a questo - e i concetti in cui è stato educato, e il desiderio di vendicarsi di Mazzarino, e persino l'amore: durante questi anni è stato portato con passione dalla "Musa di Fronde", la brillante e ambiziosa Duchessa de Longueville, sorella del principe di Condé, che divenne il capo dei feudatari ribelli.

La Fronda dei Principi è una pagina oscura nella storia della Francia. Il popolo non vi partecipò: nella sua memoria era ancora fresco il massacro perpetrato su di lui dalle stesse persone che ora, come lupi rabbiosi, stavano combattendo affinché la Francia fosse di nuovo alla loro mercé.

La Rochefoucauld (in mezzo alla Fronda, suo padre morì e divenne duca de La Rochefoucauld) se ne rese presto conto. Vedeva anche attraverso i suoi compagni d'armi, la loro prudenza, l'interesse personale, la capacità di saltare al campo dei più forti in qualsiasi momento.

Ha combattuto coraggiosamente, valorosamente, ma soprattutto voleva che tutto finisse. Pertanto, condusse interminabili trattative con un nobile, poi con un altro, motivo per l'osservazione caustica lanciata da Retz: "Ogni mattina, ha iniziato una lite con qualcuno ... ogni sera, ha cercato con zelo di raggiungere la pace". Ha anche negoziato con Mazzarino. La memorialista Lena racconta quanto segue sull'incontro di La Rochefoucauld con il cardinale: "Chi avrebbe creduto una settimana o due fa che tutti e quattro avremmo viaggiato così nella stessa carrozza?" - disse Mazzarino. "Tutto accade in Francia", ha risposto La Rochefoucauld. "

Quanta stanchezza e disperazione c'è in questa frase! Eppure è rimasto con le fronde fino alla fine. Solo nel 1652 ricevette l'ambita vacanza, ma la pagò a caro prezzo. Il 2 luglio, nel sobborgo parigino di Saint-Antoine, scoppiò una scaramuccia tra le fronde e un distaccamento di truppe reali. In questa scaramuccia, La Rochefoucauld fu gravemente ferito e perse quasi entrambi gli occhi.

La guerra era finita. Con amore, anche secondo la sua convinzione di allora. La vita doveva essere ricostruita.

La Fronda fu sconfitta e nell'ottobre 1652 il re tornò solennemente a Parigi. I Frondera furono amnistiati, ma La Rochefoucauld, in un ultimo impeto di orgoglio, rifiutò l'amnistia.

Iniziano anni di debriefing. La Rochefoucauld vive a Verteuil, poi a La Rochefoucauld con la moglie poco appariscente e clemente. I medici sono riusciti a salvargli la vista. Si sottopone a cure, legge antichi scrittori, si diverte con Montaigne e Cervantes (da cui ha mutuato il suo aforisma: "Non si può guardare direttamente il sole o la morte"), riflette e scrive le sue memorie. Il loro tono è nettamente diverso dal tono di "Apology". La Rochefoucauld divenne più saggio. I sogni di gioventù, l'ambizione, l'orgoglio ferito non accecano più i suoi occhi.

Capisce che la carta su cui ha scommesso è una battuta, e cerca di fare una faccia allegra quando gioca male, anche se, ovviamente, non sa che, avendo perso, ha vinto e che non è lontano il giorno in cui troverà la sua vera vocazione. Tuttavia, forse non l'ha mai capito.

Va da sé che La Rochefoucauld nelle "Memorie" è molto lontano dal comprendere il significato storico degli eventi a cui ha dovuto partecipare, ma almeno cerca di presentarli con obiettività. Lungo la strada, disegna ritratti di compagni d'armi e nemici: intelligenti, psicologici e persino condiscendenti. Raccontando della Fronda, egli, senza toccare le sue origini sociali, mostra magistralmente la lotta delle passioni, la lotta delle concupiscenze egoistiche e talvolta basse.

La Rochefoucauld aveva paura di pubblicare "Memorie", come negli anni passati aveva paura di pubblicare "Apologia". Inoltre, negò la sua paternità quando una delle copie del suo manoscritto, che circolava a Parigi, cadde nelle mani dell'editore, che lo stampò, abbreviandolo e snaturandolo spudoratamente.

Così passarono gli anni. Terminati i suoi ricordi di Fronda, La Rochefoucauld visita sempre più spesso Parigi e, infine, vi si stabilisce. Ricomincia a frequentare i salotti, in particolare quello di Madame de Sable, incontra La Fontaine e Pascal, Racine e Boileau. Le tempeste politiche si placarono, gli ex frodi cercarono umilmente i favori del giovane Luigi XIV. Alcuni si ritirarono dalla vita secolare, cercando di trovare consolazione nella religione (ad esempio, Madame de Longueville), ma molti rimasero a Parigi e riempirono il loro tempo libero non con cospirazioni, ma con divertimenti di natura molto più innocente. I giochi letterari, un tempo di moda all'Hotel Rambouillet, si diffusero come una moda passeggera nei salotti. Tutti scrivevano qualcosa: poesie, "ritratti" di conoscenti, "autoritratti", aforismi. Anche La Rochefoucauld dipinge il suo "ritratto" e, devo dire, piuttosto lusinghiero. Il cardinale de Retz lo ha ritratto in modo più espressivo e nitido. La Rochefoucauld ha questo aforisma: "I giudizi dei nostri nemici su di noi sono più vicini alla verità dei nostri" - in questo caso è abbastanza adatto. Tuttavia, in "Autoritratto" ci sono affermazioni molto essenziali per comprendere l'immagine spirituale di La Rochefoucauld in questi anni. La frase "Sono incline alla tristezza, e questa tendenza è così forte in me che negli ultimi tre o quattro anni mi è capitato di sorridere non più di tre o quattro volte" parla più espressivamente della malinconia che lo possedeva di tutte le ricordi dei suoi contemporanei.

Nel salotto di Madame de Sable amavano inventare e scrivere aforismi. Il XVII secolo può essere generalmente definito il secolo degli aforismi. Corneille, Molière, Boileau sono aforismi in tutto e per tutto, per non parlare di Pascal, che Madame de Sable e tutti gli habitué del suo salotto, compreso La Rochefoucauld, non si stancavano mai di ammirare.

La Rochefoucauld aveva solo bisogno di una spinta. Fino al 1653 era così impegnato con intrighi, amori, avventure e guerre che riusciva a pensare solo a singhiozzo. Ma ora aveva tutto il tempo per riflettere. Cercando di comprendere la sua esperienza, scrisse "Memorie", ma la concretezza del materiale lo vincolava e lo limitava. In essi poteva parlare solo di persone che conosceva, ma voleva parlare di persone in generale - non per niente massime taglienti e succinte sono intervallate dalla narrazione calma di Memorie - schizzi di Massime future.

Gli aforismi con la loro generalità, capienza, brevità sono sempre stati la forma preferita degli scrittori moralisti. Mi sono trovato in questa forma e La Rochefoucauld. I suoi aforismi sono un quadro dei costumi di un'intera epoca e allo stesso tempo una guida alle passioni e alle debolezze umane.

Una mente straordinaria, la capacità di penetrare negli angoli più nascosti del cuore umano, l'introspezione spietata - in una parola, tutto ciò che finora lo ha solo ostacolato, costringendolo ad abbandonare le cose che ha iniziato con vero ardore con disgusto, ora ha servito La Rochefoucauld un ottimo servizio. L'incomprensibile "non so cosa" di Retsu era la capacità di affrontare coraggiosamente la verità, disprezzare tutte le rotonde e chiamare le cose con i loro nomi propri, non importa quanto amare possano essere queste verità.

Il concetto filosofico ed etico di La Rochefoucauld non è troppo originale e profondo. L'esperienza personale del fronda, che ha perso la sua illusione e ha subito un grave crollo della vita, è giustificata dalle disposizioni prese in prestito da Epicuro, Montaigne, Pascal. Questo concetto si riduce a quanto segue. L'uomo è fondamentalmente egoista; nella pratica quotidiana, cerca il piacere e cerca di evitare la sofferenza. Una persona veramente nobile trova piacere nella bontà e nelle gioie spirituali più elevate, mentre per la maggior parte delle persone il piacere è sinonimo di piacevoli sensazioni sensoriali. Per vivere in una società in cui si incrociano così tante aspirazioni conflittuali, le persone sono costrette a nascondere i propri motivi egoistici sotto le spoglie della virtù ("Le persone non potrebbero vivere in società se non si guidassero l'un l'altro per il naso"). Chi riesce a guardare sotto queste maschere scopre che la giustizia, il pudore, la generosità, ecc. sono molto spesso il risultato di calcoli previsionali. ("Spesso dovremmo vergognarci delle nostre azioni più nobili se coloro che ci circondano conoscessero le nostre motivazioni.")

C'è da meravigliarsi se un giovane un tempo romantico è arrivato a una visione del mondo così pessimista? Ha visto nella sua vita tante cose meschine, egoiste, vanitose, così spesso di fronte all'ingratitudine, al tradimento, al tradimento, così bene ha imparato a riconoscere in se stesso gli impulsi provenienti da una fonte fangosa che sarebbe difficile aspettarsi una visione diversa del mondo da lui. Forse più sorprendente è che non si è indurito. C'è molta amarezza e scetticismo nelle sue massime, ma non c'è quasi nessuna amarezza e bile, che spruzzino, diciamo, dalla penna di Swift. In generale, La Rochefoucault è indulgente con le persone. Sì, sono egoisti, furbi, instabili nei desideri e nei sentimenti, deboli, a volte loro stessi non sanno cosa vogliono, ma l'autore stesso non è senza peccato e, quindi, non ha il diritto di agire come giudice punitore. Non giudica, ma solo afferma. Nessuno dei suoi aforismi contiene il pronome "io", su cui un tempo si svolgeva l'intera "Apologia". Ora non scrive di se stesso, ma di "noi", delle persone in generale, non escludendosi da loro. Non sentendosi superiore a quelli che gli stanno intorno, non li deride, non rimprovera né ammonisce, ma solo addolora. Questa è una tristezza segreta, La Rochefoucauld la nasconde, ma a volte irrompe. "Capire quanto meritiamo di essere infelici", esclama, "è in una certa misura più vicino alla felicità". Ma La Rochefoucauld non è Pascal. Non è inorridito, non si dispera, non si appella a Dio. In generale, Dio e la religione sono completamente assenti nei suoi detti, tranne che per gli attacchi ai puri. Ciò è in parte dovuto alla cautela, in parte - e principalmente - perché questa mente completamente razionalista è completamente estranea al misticismo. Per quanto riguarda la società umana, allora, ovviamente, è tutt'altro che perfetta, ma non c'è niente che tu possa fare al riguardo. Così è stato, così è e così sarà. L'idea della possibilità di cambiare la struttura sociale della società di La Rochefoucauld non si verifica nemmeno.

Conosceva bene la cucina della vita di corte: per lui non c'erano segreti. Molti dei suoi aforismi sono tratti direttamente da eventi reali di cui è stato testimone o partecipante. Tuttavia, se si limitasse allo studio dei costumi dei nobili francesi - suoi contemporanei, i suoi scritti sarebbero per noi solo di interesse storico. Ma sapeva vedere il generale dietro i particolari, e poiché le persone cambiano molto più lentamente delle formazioni sociali, le sue osservazioni non sembrano superate nemmeno adesso. Era un grande conoscitore del "lato inferiore delle carte", come diceva Madame de Sévigne, il lato inferiore dell'anima, le sue debolezze e difetti, inerenti non solo alle persone del XVII secolo. Con l'arte virtuosa di un chirurgo, appassionato del suo lavoro, rimuove le coperture dal cuore umano, ne svela le profondità e poi guida con attenzione il lettore attraverso il labirinto di desideri e impulsi contraddittori e confusi. Nella prefazione all'edizione del 1665 di Maxim, egli stesso definì il suo libro "un ritratto del cuore umano". Aggiungiamo che questo ritratto non lusinga affatto la modella.

La Rochefoucauld ha dedicato molti aforismi all'amicizia e all'amore. La maggior parte di loro suona molto amara: "In amore, l'inganno va quasi sempre oltre la sfiducia" o: "La maggior parte degli amici è disgustata dall'amicizia e la maggior parte devota dalla pietà". Eppure, da qualche parte nella sua anima, conservava fede sia nell'amicizia che nell'amore, altrimenti non avrebbe potuto scrivere: "La vera amicizia non conosce l'invidia, e il vero amore non conosce la civetteria".

E in generale, sebbene l'eroe negativo di La Rochefoucauld entri nel campo visivo del lettore, per così dire, l'eroe positivo è sempre invisibilmente presente sulle pagine del suo libro. Non per niente La Rochefoucauld usa così spesso avverbi restrittivi: "spesso", "di solito", "a volte", non per niente ama l'inizio di "altre persone", "la maggior parte delle persone". La maggior parte, ma non tutti. Ce ne sono altri. Non ne parla direttamente da nessuna parte, ma esistono per lui, se non come realtà, poi, comunque, come anelito di qualità umane, che spesso non incontrava negli altri e in se stesso. Chevalier de Mere, in una delle sue lettere, cita le seguenti parole di La Rochefoucauld: "Per me, non c'è niente di più bello al mondo che un cuore senza macchia e una mente elevata. Creano la vera nobiltà di carattere, che ho imparato ad apprezzare così tanto che non lo cambierei per l'intero regno. " Vero, prosegue sostenendo che l'opinione pubblica non va messa in discussione ei costumi vanno rispettati, anche se cattivi, ma aggiunge subito: «Siamo obbligati a osservare la decenza, tutto qui». Già qui si sente la voce non tanto di uno scrittore moralista quanto del duca ereditario de La Rochefoucauld, gravato dal fardello di secolari pregiudizi di classe.

La Rochefoucauld ha lavorato sugli aforismi con grande entusiasmo. Non erano per lui un gioco secolare, ma una questione di vita, o, forse, i risultati della vita, molto più significativi delle memorie di cronaca. Li leggeva agli amici, li inviava in lettere a Madame de Sable, Liancourt e altri. Ha ascoltato le critiche con attenzione, anche umilmente, ha cambiato qualcosa, ma solo nello stile e solo ciò che lui stesso avrebbe cambiato; in sostanza, ha lasciato tutto com'era. Quanto al lavoro sullo stile, esso consisteva nell'eliminare parole superflue, nell'affinare e illuminare le formulazioni, nel ricondurle alla brevità e all'esattezza delle formule matematiche. Non usa quasi metafore, quindi suonano particolarmente fresche con lui. Ma in generale non ne ha bisogno. La sua forza sta nel peso di ogni parola, nell'elegante semplicità e duttilità delle costruzioni sintattiche, nella capacità di "dire tutto ciò che è necessario, e non più del necessario" (come lui stesso definisce l'eloquenza), in possesso di tutto sfumature di intonazione - tranquillamente ironiche, finte innocenti, dolorose e persino edificanti. Ma abbiamo già detto che quest'ultimo non è caratteristico di La Rochefoucauld: non assume mai la posa di un predicatore e raramente - nella posa di un insegnante. Non è. il suo ruolo. Molto spesso, porta semplicemente uno specchio alle persone e dice: "Guarda! E, se possibile, trai conclusioni".

In molti dei suoi aforismi, La Rochefoucauld ha raggiunto un laconicismo così estremo che il lettore comincia a pensare che il pensiero da lui esposto sia ovvio, come se fosse sempre esistito e proprio in questo modo: semplicemente non può essere espresso diversamente. Questo è probabilmente il motivo per cui molti grandi scrittori dei secoli successivi lo citarono così spesso, e senza alcun riferimento: alcuni suoi aforismi divennero qualcosa di simile a detti fissi, quasi banali.

Ecco alcune delle massime più note:

La filosofia trionfa sui dolori del passato e del futuro, ma i dolori del presente trionfano sulla filosofia.

Chi è troppo zelante nelle piccole cose di solito diventa incapace di grandi cose.

Non fidarsi degli amici è più vergognoso che essere ingannati da loro.

Gli anziani amano così tanto dare buoni consigli che non sono più in grado di dare cattivi esempi.

Il loro numero potrebbe essere aumentato molte volte.

Nel 1665, dopo diversi anni di lavoro sugli aforismi, La Rochefoucauld decise di pubblicarli con il titolo "Massime e riflessioni morali" (di solito sono chiamate semplicemente "Massime"). Il successo del libro fu tale da non poter essere oscurato dall'indignazione dei bigotti. E se il concetto di La Rochefoucauld era inaccettabile per molti, nessuno ha cercato di negare la brillantezza del suo talento letterario. Fu riconosciuto da tutte le persone alfabetizzate del secolo, sia scrittori che non letterati. Nel 1670, il marchese de Saint-Maurice, ambasciatore presso il duca di Savoia, scrisse al suo sovrano che La Rochefoucauld era "uno dei più grandi geni di Francia".

Contemporaneamente alla fama letteraria arrivò all'amore di La Rochefoucauld, l'ultimo della sua vita e il più profondo. La sua amica diventa la contessa de Lafayette, amica di Madame de Sable, una giovane donna (all'epoca aveva trentadue anni), colta, delicata ed estremamente sincera. La Rochefoucauld diceva di lei che era "genuina", e per lui, che ha scritto tanto sulla falsità e sull'ipocrisia, questa qualità avrebbe dovuto essere particolarmente attraente. Inoltre, Madame de Lafayette era una scrittrice - nel 1662 il suo racconto "Principessa Montpensier" fu pubblicato, tuttavia, sotto il nome dello scrittore Segre. Lei e La Rochefoucauld avevano interessi e gusti comuni. Tra loro c'era una tale relazione che ispirava un profondo rispetto per tutti i loro conoscenti secolari, molto, molto inclini alle maldicenze. "È impossibile confrontare con qualsiasi cosa la sincerità e il fascino di questa amicizia. Penso che nessuna passione possa superare il potere di un tale attaccamento", scrive la signora de Sevigne. Non si separano quasi mai, leggono insieme, hanno lunghe conversazioni. "Lui ha formato la mia mente, io ho trasformato il suo cuore", amava dire Madame de Lafayette. C'è un po' di esagerazione in queste parole, ma c'è del vero in esse. Il romanzo di Madame de Lafayette La principessa di Cleves, pubblicato nel 1677, il primo romanzo psicologico nella nostra comprensione della parola, porta indubbiamente l'impronta dell'influenza di La Rochefoucauld sia nell'armonia della composizione, sia nella grazia dello stile, e, soprattutto soprattutto, nella profondità dell'analisi dei sentimenti più complessi. Per quanto riguarda la sua influenza su La Rochefoucauld, forse si rifletteva nel fatto che dalle successive edizioni di Maxim - e ce ne furono cinque durante la sua vita - escluse aforismi particolarmente cupi. Ritirò anche aforismi con una forte connotazione politica, come "I re coniano le persone come una moneta: fissano loro il prezzo che vogliono, e tutti sono costretti ad accettare queste persone non al loro vero costo, ma secondo il corso prescritto", oppure: "Ci sono crimini così clamorosi e grandiosi che ci sembrano innocui e persino onorevoli; così, chiamiamo destrezza il furto del tesoro, e il sequestro di terre straniere che chiamiamo conquista". Forse la signora de Lafayette ha insistito su questo. Tuttavia, non ha apportato modifiche significative a "Massime". L'amore più tenero non può cancellare l'esperienza di una vita vissuta.

Fino alla sua morte, La Rochefoucault ha continuato a lavorare sulle Massime, aggiungendo qualcosa, cancellando qualcosa, lucidando e generalizzando sempre di più. Di conseguenza, solo un aforisma menziona persone specifiche: il maresciallo Turenne e il principe di Condé.

Gli ultimi anni di La Rochefoucauld furono oscurati dalla morte di persone a lui vicine, avvelenate da attacchi di gotta, che si facevano sempre più prolungati e pesanti. Alla fine non riuscì più a camminare, ma mantenne la sua lucidità di pensiero fino alla morte. Morì La Rochefoucauld nel 1680, la notte tra il 16 e il 17 marzo.

Sono passati quasi tre secoli da allora. Molti libri che preoccupavano i lettori del XVII secolo sono stati completamente dimenticati, molti esistono come documenti storici e solo una minoranza insignificante non ha perso la sua freschezza fino ad oggi. Tra questa minoranza, il piccolo libro di La Rochefoucauld occupa un posto d'onore.

Ogni secolo le ha portato avversari e ardenti ammiratori. Voltaire ha parlato di La Rochefoucauld: "Abbiamo appena letto le sue memorie, ma le sue Massime le conosciamo a memoria". Gli enciclopedisti lo stimavano molto, anche se, ovviamente, non erano d'accordo con lui in molti modi. Rousseau ne parla in modo estremamente duro. Marx citava brani di Maxim, che amava particolarmente, nelle sue lettere a Engels. Un grande ammiratore di La Rochefoucauld fu Leone Tolstoj, che lesse attentamente e tradusse persino le Massime. In seguito utilizzò alcuni degli aforismi che lo colpirono nelle sue opere. Quindi, Protasov in "The Living Corpse" dice: "Il miglior amore è quello che non conosci", ma è così che suona questa idea a La Rochefoucauld: "Solo quell'amore che si nasconde nel profondo del nostro cuore è puro e libero dall'influenza di altre passioni e a noi sconosciuto. " Abbiamo già parlato sopra di questa caratteristica delle formulazioni di La Rochefoucauld: rimanere incastrati nella memoria del lettore e poi sembrargli il risultato delle sue stesse riflessioni o una saggezza ambulante che esiste da tempo immemorabile.

Sebbene siamo separati da La Rochefoucauld da quasi trecento anni pieni di eventi, sebbene la società in cui ha vissuto e la società in cui vive il popolo sovietico siano agli antipodi, il suo libro è ancora letto con vivo interesse. Qualcosa in lei suona ingenuo, molto sembra inaccettabile, ma fa molto male, e iniziamo a guardare più da vicino ciò che ci circonda, perché l'egoismo, la brama di potere, la vanità e l'ipocrisia, purtroppo, non sono ancora parole morte, ma concetti abbastanza reali. Non siamo d'accordo con il concetto generale di La Rochefoucauld, ma, come disse Lev Tolstoj a proposito delle Massime, tali libri attraggono sempre con la loro sincerità, grazia e brevità di espressioni; soprattutto, non solo non sopprimono l'attività indipendente del mente, ma, al contrario, provocarlo, costringendo il lettore a trarre ulteriori conclusioni da ciò che ha letto o, a volte anche in disaccordo con l'autore, a discutere con lui e a giungere a conclusioni nuove e inaspettate.

Biografia

Nato il 15 settembre 1613 a Parigi, rappresentante di una nobile famiglia. Fino alla morte del padre, mantenne il titolo di principe di Marsillac. Dal 1630 si presentò a corte, partecipò alla Guerra dei Trent'anni, dove si distinse nella battaglia di Saint-Nicolas. Fin dalla sua giovinezza si distinse per il suo spirito e l'audacia di giudizio, e per ordine di Richelieu fu espulso da Parigi nel 1637. Ma, essendo nel suo feudo, continuò a sostenere i sostenitori di Anna d'Austria, che Richelieu accusò di aver collegamenti con la corte spagnola ostile alla Francia. Nel 1637 tornò a Parigi, dove aiutò il famoso avventuriero politico e amico della regina Anna, la duchessa di Chevreuse, a fuggire in Spagna. Fu imprigionato alla Bastiglia, ma non per molto. Nonostante le imprese militari nelle battaglie con gli spagnoli, mostra di nuovo l'indipendenza e viene nuovamente scomunicato dalla corte. Dopo la morte di Richelieu (1642) e Luigi XIII (1643), fu di nuovo a corte, ma divenne un disperato avversario di Mazzarino. Il sentimento di odio per Mazzarino è legato anche all'amore per la duchessa di Longueville, principessa di sangue reale.

Il vecchio duca di La Rochefoucauld acquistò la carica di governatore della provincia del Poitou per suo figlio, ma nel 1648 il figlio lasciò il suo incarico e venne a Parigi. Qui divenne famoso per aver tenuto un discorso in parlamento, pubblicato con il titolo Apology of Prince de Marsillac, che divenne il credo politico della nobiltà nella guerra civile. L'essenza della dichiarazione era la necessità di preservare i privilegi degli aristocratici - come garanti del benessere del paese. Mazzarino, che perseguì una politica di rafforzamento dell'assolutismo, fu dichiarato nemico della Francia. Dal 1648 al 1653, La Rochefoucauld fu una delle figure principali della Fronda. Dopo la morte di suo padre (8 febbraio 1650), divenne noto come Duca de La Rochefoucauld. Ha guidato la lotta contro Mazzarino nel sud-ovest del paese, il suo quartier generale era la città di Bordeaux. Difendendo questa zona dalle truppe reali, La Rochefoucauld ricevette aiuto dalla Spagna - questo non lo disturbò, perché secondo le leggi della moralità feudale, se il re violava i diritti del signore feudale, quest'ultimo poteva riconoscere un altro sovrano. La Rochefoucauld si è rivelato l'avversario più consistente di Mazzarino. Lui e il Principe di Condé erano i capi della Fronda dei Principi. Il 2 luglio 1652, nei pressi di Parigi, nel sobborgo di Saint-Antoine, l'esercito delle fronde fu definitivamente sconfitto dalle truppe reali. La Rochefoucauld è stato gravemente ferito e ha quasi perso la vista. La guerra portò alla rovina La Rochefoucauld, i suoi possedimenti furono saccheggiati, si ritirò dall'attività politica.

Per quasi dieci anni ha lavorato alle memorie, che sono diventate uno dei migliori ricordi della Fronda. A differenza di molti suoi contemporanei, non si è lodato, ma ha cercato di dare un'immagine estremamente obiettiva degli eventi. Fu costretto ad ammettere che la maggior parte dei suoi commilitoni nella lotta per i diritti della nobiltà preferiva il ruolo di un nobile di corte a certi diritti feudali. Dopo aver sopportato con relativa calma la sua rovina, scrisse con amarezza sull'avidità dei principi. Nelle sue memorie, ha reso omaggio alla mente di stato di Richelieu e ha riconosciuto le sue attività come utili per il paese.

Negli ultimi due decenni della sua vita, La Rochefoucauld si dedicò all'attività letteraria e frequentò attivamente i salotti letterari. Ha lavorato duramente sulla sua opera principale Maxims - riflessioni aforistiche sulla moralità. Maestro della conversazione da salotto, ha lucidato più volte i suoi aforismi, tutte le edizioni del suo libro durante la sua vita (erano cinque) portano tracce di questo duro lavoro. Le massime hanno immediatamente portato fama all'autore. Anche il re lo ha patrocinato. Gli aforismi non sono affatto estemporanei, sono frutto di grande erudizione, esperto di filosofia antica, lettore di Cartesio e Gassendi. Sotto l'influenza del materialista P. Gassendi, l'autore è giunto alla conclusione che il comportamento umano è spiegato dall'egoismo, dall'istinto di autoconservazione e la moralità è determinata dalla situazione della vita. Ma La Rochefoucauld non era un cinico senza cuore. La ragione permette a una persona, credeva, di limitare la propria natura, di frenare le pretese del suo egoismo. Perché l'egoismo è più pericoloso della ferocia innata. Pochi dei contemporanei di La Rochefoucauld hanno rivelato l'ipocrisia e la crudeltà dell'età galante. La psicologia di corte dell'era dell'assolutismo è il riflesso più adeguato delle Massime di La Rochefoucauld, ma il loro significato è più ampio, sono rilevanti nel nostro tempo.

Biografia

Francois VI de La Rochefoucauld (Francois VI, duc de La Rochefoucauld) nacque il 15 settembre 1613 a Parigi. Originario dell'antica famiglia nobile del Poitou. Fino alla morte di suo padre (suo padre morì nel 1650) mantenne il titolo di principe di Marsillac. La sua origine determinò il suo destino futuro: si trovò al centro di intrighi di palazzo. La Rochefoucauld era un brillante cortigiano e scrittore francese. Si distinse per l'arguzia, l'audacia di giudizio e, prendendo parte alla vita politica del suo paese, si trovò in un partito ostile al cardinale Richelieu, suo ordine da Parigi nel 1637. Quindi fu brevemente imprigionato alla Bastiglia. Nonostante le gesta militari nelle battaglie con gli spagnoli, fu nuovamente scomunicato dalla corte, dove tornò dopo la morte di Richelieu (1642) e Luigi XIII (1643), ma mostrò nuovamente la sua indipendenza e divenne un disperato avversario di Mazzarino. Il sentimento di odio per Mazzarino era anche associato al suo amore per la duchessa di Longueville. Fu chiamata l'ispiratrice della guerra civile (Fronde). E La Rochefoucauld fu costretto a unirsi alla Fronda, che esisteva negli anni 1648-1653 (un movimento sociale contro l'assolutismo). Questo movimento era guidato dal principe di Condé e consisteva di persone di diverso status sociale.

"Maxims" è stata una delle opere più popolari per diversi anni consecutivi. Non è sorprendente, perché la chiarezza aforistica del pensiero, così come il fatto che La Rochefoucauld non ha mascherato il desiderio di notare le carenze "comuni umane". Nel 1665, La Rochefoucauld pubblicò Riflessioni o detti morali. E dal 1665 al 1678 furono pubblicate 5 edizioni riviste e integrate.

La Rochefoucauld ha acquisito una notevole esperienza diventando membro della Fronda. Tutti questi giochi politici lo hanno convinto di una sola cosa: l'egoismo è il principale fattore motivante per una persona.

Il poeta morì a Parigi nel 1680.

Biografia

La Rochefoucauld ha preso parte attiva alla vita politica della Francia, è stato un avversario di Richelieu e Mazzarino, ha svolto un ruolo di primo piano nel movimento "Fronde" ed è stato al centro di grandi intrighi.

Partecipò alla Guerra dei Trent'anni, dove si distinse nella battaglia di Saint-Nicolas. Fin dalla sua giovinezza si distinse per l'arguzia e l'audacia di giudizio, e per ordine di Richelieu fu espulso da Parigi.

Dopo la morte di Richelieu nel 1642, fu di nuovo a corte, ma divenne un disperato avversario di Mazzarino.

Il sentimento di odio per Mazzarino è legato anche all'amore per la duchessa di Longueville, che per molti anni ebbe un ruolo importante nella vita di La Rochefoucauld, ma delusa dal suo affetto, La Rochefoucauld divenne un lugubre misantropo; la sua unica consolazione fu l'amicizia con Madame de Lafayette, alla quale rimase fedele fino alla morte.

Nel 1652, nei pressi di Parigi, l'esercito dei frodi subì una sconfitta decisiva per mano delle truppe reali. La Rochefoucauld è stato gravemente ferito e ha quasi perso la vista. La guerra portò alla rovina La Rochefoucault e si ritirò dall'attività politica.

La storia dei ciondoli della regina Anna d'Austria, che ha costituito la base del romanzo I tre moschettieri, è stata tratta da Alexander Dumas dalle Memorie di François de La Rochefoucauld.

Il risultato della vasta esperienza di vita di La Rochefoucauld furono le sue "Massime" - una raccolta di aforismi - questo è il frutto di una grande erudizione, un esperto di filosofia antica, un lettore di Cartesio e Gassendi. La prima edizione di Maxim è stata pubblicata anonimamente nel 1665.

Stile raffinato, accuratezza, laconicismo hanno reso le Massime di La Rochefoucauld la più famosa e popolare tra le raccolte di aforismi. Il loro autore è passato alla storia come un sottile osservatore, arguto e perspicace filosofo dallo stile impeccabile, ma chiaramente deluso dalla vita.

All'inizio del 1680, la salute di La Rochefoucauld peggiorò e divenne chiaro che stava morendo. Madame de Lafayette trascorreva ogni giorno con lui. La notte tra il 16 e il 17 marzo 1680, all'età di 66 anni, morì a Parigi tra le braccia del figlio maggiore.

Biografia

La Rochefoucauld? un'antica famiglia nobile francese della provincia del Poitou. Fondatore - Foucault de La Roche - secondo le tradizioni di famiglia, nipote di South II de Lusignan. Principi di Marsillac dal 1500, conti dal 1517, duchi e pari di Francia dal 1622.

La Rochefoucault François è uno scrittore francese. Un duca e un brillante cortigiano. La Rochefoucauld ha preso la parte più attiva nella vita politica della Francia di quell'epoca, è stato un avversario di Richelieu e Mazzarino, ha avuto un ruolo di primo piano nel movimento "Fronde" ed è stato al centro di grandi intrighi.

Nel 1662 pubblicò "Memorie", e nel 1665 "Massime e riflessioni morali", dapprima in forma anonima. Dal 1665 al 1678 furono pubblicate 5 edizioni riviste e integrate. L'invariabile successo di "Maxim" si spiega con la chiarezza aforistica del pensiero dell'autore. Il punto di vista dell'aristocratico non è mascherato dal desiderio di notare le carenze e peculiarità "universali" dei personaggi, che fungevano da argomento invariabile di discussione nei salotti, i cui visitatori si mostravano arguti nel discutere i temi della morale, della religione e della natura delle emozioni proposta dalla filosofia cartesiana.

L'esperienza personale di un complesso gioco politico del "machiavellismo" dell'era della Fronda ha determinato le opinioni principali di La Rochefoucauld, per il quale lo stimolo principale dell'attività umana è l'egoismo: una persona ama, perché è piacevole se è anche amata, un la persona è misericordiosa, perché è spiacevole vedere la sofferenza, ecc. ecc., in una parola, "tutte le virtù si perdono nel calcolo, come i fiumi nel mare", e "i vizi sono inclusi nella composizione delle virtù, come i veleni nella composizione dei medicinali.” formule ideologiche estremamente concise, la sua accuratezza nel caratterizzare il soggetto, ecc. Il metodo principale di La Rochefoucauld è correttamente indicato dalla critica francese - riduce la virtù in questione ad un relativo svantaggio: generosità o coraggio - a vanità, onestà - al desiderio di infondere fiducia per scopi egoistici. Come figura storica e culturale, La Rochefoucauld è un tipico indicatore dei momenti di decadenza generale nell'ideologia dell'aristocrazia francese del XVII secolo. Il duca di La Rochefoucauld si rese conto che l'assolutismo aveva riportato una vittoria su quella parte della nobiltà feudale che gli resisteva. Inoltre, era convinto che avrebbe venduto le sue pretese al potere politico per i benefici che l'assolutismo le avrebbe fornito. Durante la sua vita burrascosa, La Rochefoucauld dovette testimoniare come queste virtù si rivelassero immaginarie nelle nuove condizioni socio-politiche. Da qui - l'estremo pessimismo, la misantropia di La Rochefoucauld, che ha generalizzato la sua disillusione con il suo strato di classe. La decomposizione di quest'ultimo, l'indebolimento dei legami sociali in esso, hanno determinato l'estremo individualismo di La Rochefoucauld, la sua attenzione alle esperienze personali, che sono soggette a un'intensa introspezione. La convinzione di La Rochefoucauld nella corruzione della natura umana è solo formalmente collegata al giansenismo, un movimento religioso popolare a quel tempo, in sostanza, è un prodotto della crisi della visione del mondo dei gruppi feudali-aristocratici che si opponevano all'assolutismo.

Biografia

Arochefoucault François de, scrittore moralista francese e brillante cortigiano, nacque nel 1613 a Parigi nella famiglia di un duca, l'origine predeterminava il suo destino futuro, gettandolo nel vivo degli intrighi di palazzo. La Rochefoucauld partecipò attivamente alla vita politica della Francia dell'epoca, si trovò in un partito politico ostile al cardinale Richelieu (solo dopo la morte di quest'ultimo La Rochefoucauld ebbe un ruolo di primo piano a corte) e fu costretto ad aderire la Fronda, un ampio movimento sociale contro l'assolutismo che esisteva nel 1648. 1653 biennio e consisteva di persone di diverso stato sociale, guidate dal principe di Condé.

Per molti anni, la duchessa di Longueville ha svolto un ruolo importante nella sua vita personale, per il cui amore ha più di una volta rinunciato agli impulsi dell'ambizione. Deluso dal suo affetto, La Rochefoucauld divenne un cupo misantropo; la sua unica consolazione fu l'amicizia con Madame de Lafayette, alla quale rimase fedele fino alla morte. Allontanandosi dalla corte, La Rochefoucauld mantenne uno stretto rapporto con i salotti di Madame Sable e Madame de Lafayette. Gli ultimi anni di La Rochefoucauld furono oscurati da varie avversità, dalla morte di suo figlio e dalle malattie.

Nel 1662 pubblicò "Memorie", e nel 1665 "Riflessioni, o detti morali" (1665), meglio conosciute come "Massime". Dal 1665 al 1678 furono pubblicate 5 edizioni riviste e integrate. L'invariabile successo di "Maxim" nel corso di diversi anni è spiegato dalla chiarezza aforistica del pensiero dell'autore. Il punto di vista dell'aristocratico non è mascherato dal desiderio di notare le carenze "universali", che servivano da argomento invariabile di discussione nei salotti laici. L'esperienza personale del gioco politico dell'era della Fronda ha determinato le opinioni principali dell'autore: il principale fattore motivante di una persona è l'egoismo: una persona ama, perché è piacevole se è amata, ecc. L'aforisma principale di La Rochefoucauld: "Tutte le nostre virtù sono vizi nascosti".

La Rochefoucauld ha avuto modo di testimoniare come queste virtù si rivelassero talvolta immaginarie nelle nuove condizioni socio-politiche. Da qui il suo estremo pessimismo e misantropia, che caratterizzano la sua delusione per il suo strato di classe e la sua costante convinzione nella corruzione della natura umana.

Morì La Rochefoucauld a Parigi nel 1680.

La storia dei ciondoli della regina Anna d'Austria, che ha costituito la base del romanzo I tre moschettieri, è stata tratta da Alexander Dumas dalle Memorie di François de La Rochefoucauld.

Biografia

Francois de La Rochefoucauld (09/15/1613 - 02/17/1680) è stato un famoso filosofo francese che apparteneva all'antica famiglia francese di La Rochefoucauld. La Rochefoucauld è un antico nome di famiglia aristocratica. Questa famiglia risale all'XI secolo, da Foucault I Senor de Laroche, i cui discendenti vivono ancora nel castello di famiglia di La Rochefoucauld vicino ad Angoulême. François è stato allevato a corte e fin dalla sua giovinezza è stato coinvolto in vari intrighi di corte. Prendendo il posto del padre odio per il cardinale

Richelieu ebbe spesso un feudo con il duca e solo dopo la morte di quest'ultimo iniziò a svolgere un ruolo di primo piano a corte. Durante la sua vita, La Rochefoucauld fu autore di molti intrighi. Sono stati attratti nel 1962 dalle "massime" (affermazioni azzeccate e spiritose) - La Rochefoucauld ha iniziato a lavorare alla sua collezione "Maxim". "Maxims" (Maximes) - una raccolta di aforismi che costituiscono un codice integrale della filosofia quotidiana. Gli amici di La Rochefoucauld hanno contribuito alla pubblicazione della prima edizione di Maxim, inviando uno dei manoscritti dell'autore in Olanda nel 1664, facendo infuriare François. Sui contemporanei i "Maxims" hanno lasciato un'impressione indelebile: alcuni li trovavano cinici, altri eccellenti. Nel 1679, l'Accademia francese offrì a La Rochefoucault di diventare membro, ma lui rifiutò, probabilmente considerando che il nobile non era degno di essere uno scrittore. Nonostante una brillante carriera, la maggioranza considerava La Rochefoucauld un eccentrico e un fallito.

Biografia

Lo scrittore francese è un moralista. Ha partecipato a intrighi di palazzo contro il cardinale Richelieu. Nelle sue "Memorie", che coprono gli eventi del 1624-1652, si oppose all'assolutismo.

L'opera principale di La Rochefoucauld - "Riflessioni, o detti e massime morali" - il risultato filosofico delle sue osservazioni sui costumi della società francese. Considerava l'egoismo e il calcolo egoistico ("interesse") come le principali forze trainanti del comportamento umano.

Questa idea, espressa da T. Hobbes e molto diffusa tra molti pensatori dell'epoca, acquisisce dallo scrittore una particolare novità per la sua sottile analisi psicologica dei costumi dell'aristocrazia francese e, soprattutto, di quelli consci, e più spesso inconsapevoli, trucchi con l'aiuto dei quali motivi e interessi genuini sono mascherati da ideali etici fittizi.

La Rochefoucauld è un maestro dello stile aforistico.

Biografia (ru.wikipedia.org)

Fu allevato a corte, fin dalla sua giovinezza fu coinvolto in vari intrighi, fu in inimicizia con il duca di Richelieu, e solo dopo la morte di quest'ultimo iniziò a svolgere un ruolo di primo piano a corte. Ha preso parte attiva al movimento Fronda ed è stato gravemente ferito. Ha occupato una posizione brillante nella società, ha avuto molti intrighi secolari e ha vissuto una serie di delusioni personali che hanno lasciato un segno indelebile nel suo lavoro. Per molti anni, la duchessa di Longueville ha svolto un ruolo importante nella sua vita personale, per amore della quale ha più di una volta rinunciato ai suoi motivi ambiziosi. Deluso dal suo affetto, La Rochefoucauld divenne un cupo misantropo; la sua unica consolazione fu l'amicizia con Madame de Lafayette, alla quale rimase fedele fino alla morte. Gli ultimi anni di La Rochefoucauld furono oscurati da varie avversità: la morte di suo figlio, le malattie.

Patrimonio letterario

Massime

Il risultato della vasta esperienza di vita di La Rochefoucauld furono i suoi "Maxims" (Maximes) - una raccolta di aforismi che costituiscono un codice integrale della filosofia quotidiana. La prima edizione di Maxim fu pubblicata anonimamente nel 1665. Cinque edizioni, sempre più ampliate dall'autore, apparvero durante la vita di La Rochefoucauld. La Rochefoucauld è estremamente pessimista sulla natura umana. L'aforisma principale di La Rochefoucauld: "Le nostre virtù sono il più delle volte vizi abilmente mascherati". Al centro di tutte le azioni umane, vede l'orgoglio, la vanità e il perseguimento degli interessi personali. Raffigurando questi vizi e dipingendo ritratti di ambiziosi ed egoisti, La Rochefoucauld ha in mente principalmente le persone della sua cerchia, il tono generale dei suoi aforismi è estremamente velenoso. Riesce soprattutto in definizioni crudeli, adatte e taglienti come una freccia, per esempio, il detto: "Abbiamo tutti una quota sufficiente di pazienza cristiana per sopportare la sofferenza ... di altre persone". Il significato puramente letterario di "Maxim" è molto alto.

Memorie

Opera non meno importante di La Rochefoucauld furono le sue "Memoires" (Memoires sur la regence d'Anne d'Autriche), la prima edizione - 1662. La fonte più preziosa sui tempi della Fronda. La Rochefoucauld descrive dettagliatamente eventi politici e militari, parla di sé in terza persona.

La storia dei ciondoli della regina Anna d'Austria, che ha costituito la base del romanzo I tre moschettieri, è stata tratta da Alexander Dumas dalle Memorie di François de La Rochefoucauld. Nel romanzo Vent'anni dopo, La Rochefoucauld viene messo in evidenza con il suo precedente titolo - Prince de Marsillac, come un uomo che cerca di uccidere Aramis, che è anche a favore della duchessa di Longueville. Secondo Dumas, anche il padre del figlio della duchessa non era La Rochefoucauld (come si diceva in realtà), ma Aramis.

Famiglia e bambini

Genitori: Francesco V (1588-1650), Duca de La Rochefoucauld e Gabriella du Plessis-Liancourt (m. 1672).

Moglie: (dal 20 gennaio 1628, Mirebaud) André de Vivonne (m. 1670), figlia di André de Vivonne, lord de la Bérodier e Marie Antoinette de Loménie. Ha avuto 8 figli:

* Francesco VII (1634-1714), duca de La Rochefoucauld
* Carlo (1635-1691), Cavaliere dell'Ordine di Malta
* Maria Catherine (1637-1711), detta Mademoiselle de La Rochefoucauld
* Henrietta (1638-1721), detta Mademoiselle de Marsillac
* Françoise (1641-1708), detta Mademoiselle d'Anville
* Henri Achille (1642-1698), abate de La Chez-Die
* Jean Baptiste (1646-1672), detto il Cavaliere di Marsillac
* Alessandro (1665-1721), detto Abate de Verteuil

Fornicazione: Anne Genevieve de Bourbon-Condé (1619-1679), duchessa di Longueville, ebbe un figlio:

* Charles Paris de Longueville (1649-1672), duca di Longueville, fu uno dei candidati al trono polacco

1613-1680 scrittore francese.

Francois de La Rochefoucauld

La gratitudine della maggior parte delle persone non è altro che un'aspettativa nascosta di benefici ancora maggiori.

Francois de La Rochefoucauld

Solo chi lo merita ha paura del disprezzo.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

C'è un amore che, nella sua più alta manifestazione, non lascia spazio alla gelosia.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

C'è più egoismo nella gelosia che nell'amore.

Francois de La Rochefoucauld

Negli affari seri, la preoccupazione non è tanto creare opportunità, quanto non lasciarle andare.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Tutti si lamentano della mancanza di memoria, ma nessuno si è ancora lamentato della mancanza di buon senso.

Francois de La Rochefoucauld

Tutti si lamentano della propria memoria, ma nessuno si lamenta della propria mente.

Francois de La Rochefoucauld

Tutto ciò che cessa di avere successo cessa di attrarre.

Francois de La Rochefoucauld

Di solito è solo che ne abbiamo molti che ci impediscono di indulgere completamente in un vizio.

Francois de La Rochefoucauld

Se scegliamo di non ingannare mai gli altri, loro di tanto in tanto ci inganneranno.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Ci sono parecchie persone che disprezzano la ricchezza, ma solo pochi di loro saranno in grado di separarsene.

Francois de La Rochefoucauld

Il desiderio di parlare di noi stessi e mostrare i nostri difetti solo dal lato da cui è più vantaggioso per noi è la ragione principale della nostra sincerità.

Francois de La Rochefoucauld

L'invidia dura sempre più a lungo della felicità di chi è invidiato.

Francois de La Rochefoucauld

La grazia è per il corpo ciò che il buon senso è per la mente.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Il vero amore è come un fantasma: tutti ne parlano, ma pochi lo hanno visto.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Per quanto raro sia il vero amore, la vera amicizia è ancora più rara.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

L'amore, come il fuoco, non conosce riposo: smette di vivere non appena smette di sperare o di lottare.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Le persone che amiamo hanno quasi sempre più potere sulla nostra anima di noi stessi.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Non disprezziamo chi ha vizi, ma chi non ha virtù.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Eravamo così abituati a indossare maschere di fronte agli altri che abbiamo finito per indossarle anche davanti a noi.

Francois de La Rochefoucauld

La natura ci dota di virtù e il destino aiuta a manifestarle.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

La presa in giro è spesso segno di una mente povera: viene in soccorso quando manca una buona ragione.

Francois de La Rochefoucauld

La vera amicizia non conosce l'invidia e il vero amore è civettuolo.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Gli svantaggi sono a volte più perdonabili dei mezzi usati per nasconderli.

Francois de La Rochefoucauld

Le carenze mentali, come i difetti nell'aspetto, peggiorano con l'età.

Francois de La Rochefoucauld

L'inaccessibilità delle donne è uno dei loro abiti e abbigliamento per esaltare la loro bellezza.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Il merito di una persona dovrebbe essere giudicato non dai suoi grandi meriti, ma da come li applica.

Francois de La Rochefoucauld

Di solito la felicità diventa felice e l'infelicità diventa infelice.

Francois de La Rochefoucauld

Di solito la felicità diventa felice e l'infelicità diventa infelice.

Francois de La Rochefoucauld

Finché le persone amano, perdonano.

Francois de La Rochefoucauld

L'abitudine di barare costantemente è segno della limitatezza della mente, e quasi sempre accade che chi ricorre all'astuzia per coprirsi in un luogo si apra in un altro.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

La separazione indebolisce una leggera infatuazione, ma intensifica una grande passione, proprio come il vento spegne una candela e fa esplodere un fuoco.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Il destino è considerato cieco principalmente da coloro ai quali non porta fortuna.

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

Francois de La Rochefoucauld

La testardaggine nasce dalla limitazione della nostra mente: siamo riluttanti a credere a ciò che va oltre i nostri orizzonti.

Francois de La Rochefoucauld

Una persona non è mai così infelice come pensa, né felice come vuole.

Francois La Rochefoucauld

Una persona non è mai felice come vuole e infelice come pensa.

Francois de La Rochefoucauld

Per giustificarci ai nostri stessi occhi, spesso ci convinciamo di non essere in grado di raggiungere l'obiettivo; infatti, non siamo impotenti, ma volitivi.

Francois de La Rochefoucauld

Per comprendere il mondo che ci circonda, è necessario conoscerlo in tutti i dettagli, e poiché di questi ci sono quasi innumerevoli dettagli, la nostra conoscenza è sempre superficiale e imperfetta.

Francois de La Rochefoucauld

Una mente chiara dà all'anima ciò che è salute per il corpo.

Francois de La Rochefoucauld

Non è l'intelligenza che anima di più la conversazione, ma la fiducia.

La maggior parte delle donne si arrende non perché la loro passione sia grande, ma perché la loro debolezza è grande. Pertanto, gli uomini imprenditoriali di solito hanno successo.

La maggior parte delle persone nelle conversazioni non risponde ai giudizi degli altri, ma ai propri pensieri.

La maggior parte delle persone che si considerano gentili sono solo condiscendenti o deboli.

Ci sono momenti nella vita, dai quali solo la stupidità può aiutare a districarsi.

Nelle grandi azioni, non è necessario creare circostanze quanto utilizzare quelle disponibili.

Grandi pensieri derivano da grandi sentimenti.

La maestà è una proprietà incomprensibile del corpo, inventata per nascondere i difetti della mente.

Ci sono più difetti nel carattere di una persona che nella sua mente.

Tutti si lamentano della propria memoria, ma nessuno si lamenta della propria mente.

Nell'amicizia e nell'amore, spesso siamo felici di ciò che non sappiamo, piuttosto che di ciò che sappiamo.

Dove c'è speranza, c'è paura: la paura è sempre piena di speranza, la speranza è sempre piena di paura.

L'orgoglio non vuole essere indebitato e l'orgoglio non vuole ripagare.

Danno consigli, ma non danno prudenza per usarli.

Se non fossimo sopraffatti dall'orgoglio, non ci lamenteremmo dell'orgoglio degli altri.

Se vuoi avere nemici, prova a superare i tuoi amici.

Se vuoi compiacere gli altri, devi parlare di ciò che amano e di ciò che li tocca, evitare di discutere di cose a cui non interessano, fare raramente domande e non dare mai un motivo per pensare che sei più intelligente.

Ci sono persone a cui vanno i vizi, e altre che sono disonorate anche dalle virtù.

Ci sono accuse accusatorie come ci sono riconoscimenti accusatori.

L'invidia dura sempre più a lungo della felicità di chi è invidiato.

La grazia è per il corpo ciò che il buon senso è per la mente.

Alcune persone si innamorano solo perché hanno sentito parlare dell'amore.

Altri svantaggi, se usati abilmente, brillano più luminosi di qualsiasi vantaggio.

Il vero amore è come un fantasma: tutti ne parlano, ma pochi lo hanno visto.

Per quanto incerto e vario possa essere il mondo, è comunque sempre inerente a una sorta di connessione segreta e di ordine chiaro, che vengono creati dalla provvidenza, costringendo ognuno a prendere il proprio posto e seguire la propria destinazione.

Non appena uno sciocco ci loda, non ci sembra più così stupido.

Quante volte le persone usano la mente per fare cose stupide.

Quando i vizi ci lasciano, cerchiamo di convincerci che li abbiamo lasciati.

Colui che per primo è guarito dall'amore è sempre più completamente guarito.

Chi non ha mai commesso follia non è così saggio come crede.

Chi è troppo zelante nelle piccole cose di solito diventa incapace di grandi cose.

L'adulazione è una moneta falsa che circola a causa della nostra vanità.

L'ipocrisia è il tributo che il vizio è costretto a pagare alla virtù.

Una bugia a volte finge così abilmente di essere la verità che non soccombere all'inganno significherebbe cambiare il buon senso.

La pigrizia mina impercettibilmente le nostre aspirazioni e virtù.

È più facile conoscere le persone in generale che una persona in particolare.

È più facile trascurare un profitto che abbandonare un capriccio.

La gente di solito calunnia non per cattive intenzioni, ma per vanità.

I litigi umani non sarebbero durati così a lungo se tutta la colpa fosse da una parte.

Gli amanti non si mancano solo perché parlano di se stessi tutto il tempo.

L'amore, come il fuoco, non conosce riposo: cessa di vivere non appena cessa di sperare e di temere.

Le persone meschine sono sensibili ai piccoli insulti; le persone di grande mente notano tutto e non si offendono per nulla.

Le persone di mentalità ristretta di solito condannano ciò che va oltre i loro orizzonti.

Le passioni umane sono solo diverse tendenze dell'egoismo umano.

Puoi dare un altro consiglio intelligente, ma non puoi insegnargli un comportamento intelligente.

Raramente comprendiamo appieno ciò che vogliamo veramente.

Siamo così intolleranti nei confronti della vanità degli altri perché ferisce la nostra.

Ammettiamo volentieri piccole mancanze, volendo dire che non ne abbiamo di più importanti.

Cerchiamo di essere orgogliosi delle mancanze dalle quali non vogliamo migliorare.

Consideriamo sane solo quelle persone che sono d'accordo con noi in tutto.

Ci divertiamo non tanto per le qualità che possediamo, quanto per quelle che cerchiamo di mostrare senza averle.

Ammettiamo i nostri difetti solo sotto la pressione della vanità.

La ragione per cui spesso giudichiamo male le massime che provano la falsità delle virtù umane è perché le nostre virtù ci sembrano sempre vere.

Ci dà gioia non ciò che ci circonda, ma il nostro atteggiamento nei confronti dell'ambiente.

È più piacevole per noi vedere non quelle persone che ci avvantaggiano, ma quelle di cui beneficiamo.

Non fidarsi degli amici è più vergognoso che essere ingannati da loro.

Non puoi raggiungere una posizione elevata nella società senza avere almeno un po' di dignità.

Una persona che non è mai stata in pericolo non può essere responsabile del suo coraggio.

La nostra saggezza è soggetta al caso tanto quanto la nostra ricchezza.

Nessun adulatore adula tanto abilmente quanto la vanità.

L'odio e l'adulazione sono insidie ​​contro le quali si infrange la verità.

L'equanimità dei saggi è solo la capacità di nascondere i propri sentimenti nel profondo del cuore.

Non ci sono sciocchi più odiosi di quelli che non sono del tutto privi di intelligenza.

Non c'è niente di più stupido del desiderio di essere sempre più intelligenti di tutti.

Niente ostacola la naturalezza come il desiderio di apparire naturali.

Il possesso di più vizi ci impedisce di abbandonarci completamente a uno di essi.

È ugualmente difficile accontentare sia chi ama molto sia chi non ama affatto.

I meriti di una persona dovrebbero essere giudicati non per le sue buone qualità, ma per come le usa.

È più facile ingannare una persona quando vuole ingannare noi.

L'interesse personale acceca alcuni, apre gli occhi ad altri.

Giudichiamo i meriti delle persone dal loro atteggiamento nei nostri confronti.

A volte una persona è poco simile a se stessa quanto agli altri.

Avendo perso la speranza di scoprire la mente degli altri, non cerchiamo più di preservarla noi stessi.

Il tradimento è spesso commesso non per intenzione deliberata, ma per debolezza di carattere.

L'abitudine ad essere costantemente astuti è un segno della limitazione della mente, e quasi sempre accade che chi ricorre all'astuzia per coprirsi in un luogo si riveli in un altro.

Un segno della vera dignità di una persona è che anche le persone invidiose sono costrette a lodarla.

La decenza è la meno importante di tutte le leggi della società e la più onorata.

Le gioie e le disgrazie che sperimentiamo non dipendono dalla grandezza di quanto accaduto, ma dalla nostra sensibilità.

Il male più grande che il nemico può farci è abituare i nostri cuori all'odio.

Le persone più coraggiose e intelligenti sono quelle che, con qualsiasi pretesto, evitano i pensieri di morte.

Con la nostra sfiducia giustifichiamo l'inganno di qualcun altro.

È più difficile nascondere i nostri veri sentimenti che ritrarre quelli che non esistono.

La compassione indebolisce l'anima.

I giudizi dei nostri nemici su di noi sono più vicini alla verità dei nostri.

Lo stato felice o infelice delle persone dipende tanto dalla fisiologia quanto dal destino.

La felicità non sembra a nessuno così cieca come a coloro ai quali non ha mai sorriso.

Coloro che hanno sperimentato grandi passioni, allora per tutta la vita si rallegrano della loro guarigione e ne soffrono.

Solo conoscendo in anticipo il nostro destino, potremmo garantire il nostro comportamento.

Solo le grandi persone hanno grandi vizi.

Chi pensa di poter fare a meno degli altri sbaglia di grosso; ma chi pensa che gli altri non possano farne a meno sbaglia ancora di più.

La moderazione delle persone che hanno raggiunto l'apice della fortuna è il desiderio di sembrare superiori al loro destino.

Una persona intelligente può innamorarsi come una pazza, ma non come una sciocca.

Abbiamo più forza che volontà e spesso, per giustificarci ai nostri occhi, troviamo molte cose impossibili per noi.

Una persona a cui non piace nessuno è molto più infelice di una a cui non piace nessuno.

Per diventare una grande persona, devi essere in grado di usare abilmente tutto ciò che il destino ha da offrire.

Una mente chiara dà all'anima ciò che è salute per il corpo.

Francois de La Rochefoucauld